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Alluvioni Emilia-Romagna, monito dei geologi: "Spostare case e attività in certi casi è unica soluzione"

Dai geologi alcune proposte, ardue ma necessarie, per il futuro. La Regione chiederà lo stato d'emergenza. La Presidente parla di un piano di messa in sicurezza che vale 4,5 mld

di Mauro Torresi
21 ott 2024
Alluvioni Emilia-Romagna, monito dei geologi: "Spostare case e attività in certi casi è unica soluzione"

Dopo la tregua del maltempo, per martedì 22 ottobre in Emilia-Romagna nuova allerta rossa sulla costa e la pianura ferrarese per il transito della piena del Po. Allerta arancione, invece, per criticità idraulica, su diverse aree della regione tra cui la pianura bolognese e la costa romagnola.

Intanto prosegue la conta dei danni. Sfollate oltre 3mila persone. 700 i volontari in azione. Il pensiero va alla vittima dell'alluvione: un giovane di 20 anni morto a Pianoro. La situazione più complessa, ancora oggi, nel bolognese, ma martedì riapriranno le scuole. Nel ferrarese e nel modenese sotto monitoraggio i corsi d'acqua in piena. Maltempo anche in diverse zone d'Italia, come la Lombardia e, a sud, la Calabria.

In Emilia-Romagna è la quarta alluvione in poco tempo. “Necessario un 'Piano Marshall' per il Paese, le Regioni non bastano più”, ha affermato la presidente facente funzione, Irene Priolo. Gli interventi, dunque, non sono più rinviabili. Dai geologi le possibili soluzioni per il futuro: infrastrutture e lavori che richiederanno tempo e fondi, spiegano, inclusa la necessità di spostare abitazioni ed edifici dai luoghi a rischio.

"Occorre fare interventi sul territorio di un certo livello - afferma il presidente dell'Ordine dei Geologi dell'Emilia-Romagna, Paride Antolini -. Ci sono situazioni non risolvibili se non spostando le strutture, le abitazioni o le attività produttive". Tra le infrastrutture utili per ridurre l'impatto del maltempo: le casse di espansione. "Sono zone del territorio - spiega Antolini - verso le quali si riesce a mandare l'acqua, in un grande bacino come se fosse un lago, e da un altro punto la piena defluisce. La cassa di espansione viene costruita dall'uomo. Poi ci sono le aree di laminazione naturale che sono situate lateralmente ai fiumi e per le quali non c'è bisogno di alcuna opera: quando arriva la piena, inonda l'area. Quando va via la piena, l'acqua ritorna verso l'alveo".

Quanti anni ci vogliono per opere del genere? "Ci vuole tempo. Consideriamo che i piani speciali sono fermi a Roma - prosegue Antolini - e dovranno essere licenziati, si spera, a fine mese. Dopodiché bisognerà occuparsi della progettazione; poi bisognerà sicuramente lottare con le 'lobby' locali e i comitati che non vorranno determinate opere, in certe sicuazioni, impattanti".

Nel servizio l'intervista a Paride Antolini (presidente Ordine dei Geologi Emilia-Romagna)





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