
"Mattia non aveva nessun rapporto" con chi l'ha ammazzato. Il cuoco italiano Andrea Minguzzi è provato per la morte di suo figlio, il 14enne Mattia Ahmet, cittadino italiano e turco, deceduto dopo un accoltellamento in un mercato di strada di Istanbul, la città dove era nato e cresciuto. "Aborro parole come scontro, litigio, motivi futili, come ho letto su alcuni giornali. Perché qui c'è solo un gruppo di aggressori e una parte lesa", ha detto all'ANSA il cuoco originario di Misano Adriatico (Rimini), a margine di un rinfresco per commemorare Mattia organizzato presso la Casa d'Italia di Istanbul da Eataly, il gruppo gastronomico per cui Minguzzi è chef executive presso la sede nella città sul Bosforo.
La mattina del 24 gennaio, Mattia si trovava in un noto mercato di strada di Kadikoy, quartiere sulla sponda anatolica di Istanbul. Si era recato lì con degli amici per comprare attrezzatura da skateboard, una delle sue passioni, ma alle 8,20 è stato raggiunto da due coetanei che l'hanno avvicinato, pare cercando un conflitto senza motivo. Uno gli avrebbe detto 'sei bellissimo' in tono canzonatorio, a quel punto Mattia si è allontanato, dopo avergli chiesto stupito cosa volesse, ma è tornato poco dopo armato di coltello, lo ha colpito per cinque volte agli organi vitali con violenza, come documentato in un video, mentre un altro giovane ha poi infierito sul corpo del ragazzo, accasciatosi a terra, con un colpo alla testa sferrato con il piede.
"Mattia non aveva nessun rapporto né legame con questi individui, difendeva sempre i più deboli e i bisognosi", ha detto Minguzzi, mentre gli aggressori - giovanissimi e con precedenti penali, identificati come B.B. e U.B. - sono stati arrestati poco dopo la fuga e subiranno un processo. "Non ho visto le immagini, mi affido alla polizia, ringrazio per il sostegno toccante che ho ricevuto da tutti, dalla comunità italiana, dai compagni di lavoro di Eataly, dalle istituzioni", dice Minguzzi, che ha 45 anni, in passato è stato cuoco in Australia, in Brasile e a Malta e da oltre 15 anni vive a Istanbul, dove ha lavorato a lungo per il consolato francese, e nella città sul Bosforo ha incontrato la violoncellista turca Yasemin Akincilar, laureata al Conservatorio 'Giuseppe Verdi' di Milano, che ha sposato e con cui ha avuto Mattia.
L'ambasciata italiana in Turchia ha subito espresso "sentite condoglianze" alla famiglia per la scomparsa del giovane, e rappresentanti delle istituzioni, tra cui l'ambasciatore Giorgio Marrapodi e la console generale a Istanbul Elena Clemente, erano presenti alla cerimonia di commemorazione che si è tenuta nella centrale Chiesa cattolica di Sant'Antonio. L'evento è stato molto partecipato, con oltre 400 persone che hanno riempito completamente la chiesa, tra cui i compagni di classe di Mattia e i suoi professori del liceo italiano di Istanbul.
I funerali si erano tenuti il 10 febbraio presso la moschea di Atakoy, il giorno dopo la morte di Mattia, che in seguito all'aggressione è stato ricoverato in terapia intensiva presso il Goztepe City Hospital, dove è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico ma dopo circa due settimane è entrato in stato di morte cerebrale ed è deceduto il 9 febbraio. "Mattia era e sarà sempre per noi un bambino d'oro. Aveva gli occhi troppo belli per questo mondo", ha detto Minguzzi citando un disco di Fabrizio De André, ricordando le passioni del figlio per lo skateboard, la musica e la buona cucina.
Per il momento, il cuoco italiano ha deciso che resterà a Istanbul, dove Mattia è seppellito. "Ora comincia un'altra giornata per tutti noi, che sarà fatta di incontri, di richieste e di compiti a cui dovremo rispondere. Quindi, io chiedo a Mattia di darmi la sua luce affinché possa sentire la sua voce e possa rispondere bene alla sua chiamata", ha detto il padre del ragazzo.