Ogni anno in Italia si registrano da 130.000 a 150.000 nuovi casi di infarto miocardico acuto: oltre 25.000 pazienti muoiono prima di arrivare al ricovero. L'8% dei pazienti ricoverati muore entro 30 giorni dalla dimissione dall'ospedale. E circa l'8-10% muore entro un anno. I dati sono stati illustrati dall'Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri), che nel corso del suo 55esimo congresso di cardiologia in corso a Rimini ha presentato i risultati di un progetto formativo dell'associazione per valutare la pratica clinica e l'appropriatezza delle procedure nella gestione dei pazienti con diagnosi di infarto miocardico acuto, per ridurre l'incidenza dell'infarto e la mortalità durante e dopo il ricovero. Le tecniche di rivascolarizzazione hanno permesso di dimezzare la mortalità entro i 30 giorni, che in passato superava il 15%.
La mortalità fuori ospedale, invece, non è migliorata. "Dai dati raccolti - ha dichiarato Furio Colivicchi, past president Anmco - emerge che tra i pazienti gestiti in ospedale per un episodio infartuale un quarto ha già avuto un infarto in precedenza, il 35% è fumatore, il 95% viene sottoposto a coronarografia durante il ricovero e l'85% ad angioplastica per riaprire la coronaria responsabile dell'infarto. Oltre il 40% dei pazienti ricoverati per infarto è già in trattamento con statina ed il 6% ha una forma di intolleranza alle statine". L'intervento formativo, che ha coinvolto i professionisti 600 cardiologi di 50 centri italiani, è risultato efficace in termini di miglioramento dell'impiego, delle diverse opzioni terapeutiche disponibili per la gestione dell'ipercolesterolemia. Dall'11 al 18% dei pazienti dimessi dopo un infarto hanno assunto gli anticorpi monoclonali anti Pcsk 9, mentre dal 60 al 70% ha impiegato la terapia di combinazione statina-ezetimibe, entrambi utili per la riduzione del colesterolo.
"I risultati ottenuti - conclude Colivicchi - dimostrano l'efficacia dell'Audit clinico come strumento che può favorire il cambiamento e il miglioramento della pratica clinica ed evidenziano il forte impegno della cardiologia ospedaliera italiana nei confronti dei pazienti con infarto per garantire loro trattamenti ottimali, e ridurre così le recidive, abbattere la mortalità e migliorare la qualità di vita. Parte integrante di questo impegno è la costruzione della continuità assistenziale ospedale-territorio. "Questo progetto - ha aggiunto il presidente dell'Anmco, Fabrizio Oliva - contribuirà senz'altro a rendere sempre più sicura ed efficace la terapia delle patologie cardiache, riducendo notevolmente il rischio cardiovascolare globale."