Al netto del “no” deciso, ieri, di Fratelli d'Italia, sembra registrarsi una disponibilità diffusa – nell'ambito del frastagliato panorama politico italiano – ad un nuovo governo guidato da Mario Draghi. Una volta incassato il sostegno pressoché incondizionato di PD e Forza Italia, oggi, per l'ex numero 1 della BCE, era teoricamente il giorno delle incognite. Perché il primo appuntamento era con i vertici della Lega, che in precedenza avevano più volte ribadito come la strada da seguire – dopo la crisi – fosse quella delle urne.
Matteo Salvini ha invece parlato di “confronto interessante e stimolante”; e di “sensibilità comune su temi quali “sviluppo, imprese e cantieri”. E poi una precisazione: “non poniamo condizioni”. Il leader leghista ha poi aggiunto che se vi sarà un'adesione questa sarà piena. Apertura ampia, insomma; senonché l'ipotesi di un Esecutivo allargato al Carroccio potrebbe mettere in difficoltà PD, LeU e 5 Stelle; già alle prese, questi ultimi, con forti fibrillazioni interne, tanto che si continua a parlare di rischio scissione.
Ed è stata proprio la delegazione del Movimento – guidata da Beppe Grillo – a chiudere il primo giro di consultazioni con il Premier incaricato. Al termine il capo politico dei pentastellati, Vito Crimi, ha ribadito la necessità di una “maggioranza politica solida”. “Quando e se si formerà un nuovo governo – ha continuato - noi ci saremo sempre con lealtà”. A Mario Draghi, ora, il non semplice compito di trovare una sintesi su programma e squadra di governo. Lunedì incontrerà le parti sociali; infine un secondo e decisivo giro di colloqui prima di salire al Quirinale.