Una truffa ai danni di parenti di vittime di incidenti stradali è stata denunciata dai familiari di un ciclista di 54 anni travolto e ucciso il 6 luglio scorso sulla Marecchiese, nel Comune di Novafeltria, nel Riminese. Il sospetto è che vi sia una rete di procacciatori d'affari per studi legali in diverse regioni di Italia che una volta appresa dai media la notizia di incidenti stradali gravi contatta i familiari per proporre loro assistenza e per pratiche burocratiche e assicurative.
Sono stati proprio la moglie e il figlio del ciclista riminese, che ora sono difesi dagli avvocati Monica e Marco Lunedei, a raccontare di essere stati contattati il giorno seguente l'incidente mortale da un sedicente Carabiniere, che dopo aver raccontato di aver preso parte alle indagini sul sinistro, avrebbe invitato i parenti a contattare con urgenza un non meglio identificato medico legale della Procura della Repubblica.
Contattato dai parenti, il professionista avrebbe quindi a sua volta spinto i congiunti della vittima a fissare un appuntamento urgente con l'Associazione Familiari e Vittime della Strada giocando sull'assonanza con l'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, realmente operante al fianco delle famiglie ed iscritta al registro delle associazioni dell'Emilia-Romagna.
Una volta contattata l'associazione, scrive Ansa, vedova e figlio sono stati ricevuti da un consulente nella sala riunione di uno studio legale e convinti a firmare una delega in bianco per un avvocato toscano incaricato dalla fantomatica associazione. Ai parenti inoltre il consulente dell'associazione durante il colloqui avrebbe prospettato risarcimenti con cifre fisse inesistenti. Insospettiti di essere finiti in una truffa, la vedova e il figlio appena usciti dall'incontro con il consulente hanno chiamato i Carabinieri di Rimini e si sono rivolti agli avvocati Lunedei per presentare formale denuncia "al fine di evitare che altre famiglie - hanno detto - debbano subire una truffa oltre al dolore del lutto".