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Diritti Lgbtqi+, il governo Meloni si dice a favore ma poi non firma dichiarazione Ue: è polemica

La presidente del Consiglio è intervenuta in videocollegamento alla kermesse di Vox, il partito dell'ultradestra spagnola

di Francesca Biliotti
20 mag 2024
Nel servizio Beatrice Lorenzin
Nel servizio Beatrice Lorenzin

E' di nuovo tempo di superbonus, alla Camera si presentano gli emendamenti dopo l'ok, con fiducia, del Senato, che ha visto tensioni in maggioranza, specie tra Forza Italia e Lega. Il voto finale deve avvenire entro domani. Le modifiche apportate non persuadono l'opposizione. Non si spengono le polemiche nemmeno per quanto accaduto nel corso della Giornata internazionale contro omofobia, transfobia e bifobia: in particolare l'opposizione accusa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, perché prima fa un comunicato dicendo che il Paese è in prima linea per i diritti di tutti, poi in Unione Europea i suoi parlamentari non firmano la dichiarazione sui diritti Lgbtqia+.

La giustificazione, data anche dalla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, era che il governo Meloni non firmerà nulla che riguardi la negazione dell'identità maschile e femminile, ma nel documento Ue sottoscritto da 18 Paesi dell'Unione, senza l'Italia e senza Visegrad, non c'è traccia della cosiddetta “teoria gender”, né alcun riferimento a matrimoni equalitari, adozioni o gestazione per altri. Ma torna a dire “no al gender nelle scuole e alla maternità surrogata” Meloni, intervenuta in videocollegamento alla kermesse di Vox, il partito di ultradestra spagnolo, per chiamare a raccolta le destre e “cambiare l'Ue”.

Nel corso della manifestazione, mentre in piazza c'erano proteste, il presidente argentino Milei ha accusato la moglie del leader spagnolo Sanchez di corruzione, ed ora è crisi diplomatica: il governo di Madrid ha infatti convocato l'ambasciatore argentino in Spagna e richiamato il proprio ambasciatore a Buenos Aires.

Nel video l'intervista a Beatrice Lorenzin, senatrice Partito Democratico





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