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Giovani che uccidono o accoltellano i familiari: come nasce la violenza? Rispondono gli esperti

Alla base, per gli studiosi di criminologia e psicologia, un profondo disagio esistenziale. Poi una serie di fattori legali alla società di oggi

di Mauro Torresi
9 set 2024
le interviste a Luca Cimino e David Lazzari
le interviste a Luca Cimino e David Lazzari

Una lunga scia di violenza commessa da giovanissimi che uccidono o tentano di uccidere familiari o coetanei. I casi di cronaca, in pochi giorni, si susseguono. Il primo settembre la strage di Paderno Dugnano dove un giovane di 17 anni ha ucciso a coltellate il padre, la madre e il fratello di 12 anni. Pochi giorni più tardi a Gagliole, nel Maceratese, un 23enne ha tentato il suicidio con un coltello prima di colpire i genitori intervenuti per fermarlo. Per fortuna, nessuno è morto. E' deceduto, invece, il ragazzo di 16 anni ferito, anche lui, da una coltellata letale a Bologna da parte di un coetaneo. Vicende che stanno scuotendo l'opinione pubblica, anche perché a commetterli sono persone molto giovani. Da dove nasce la violenza? 

"Al di là dei singoli fatti di cronaca - spiega Luca Cimino, psichiatra, medico legale, criminologo e direttore del Corso di alta formazione in Vittimologia clinica e forense dell'Università di San Marino - possiamo identificare dei fattori comuni. Il primo fattore è un profondo disagio esistenziale che genera frustrazione, irrequietezza e che, spesso, è l'espressione di una difficoltà ad assolvere quei compiti evolutivi di crescita, di maturazione, di adultizzazione che sono propri del periodo adolescenziale. Poi ci sono altri fattori. Oggi, purtroppo, si assiste sempre più ad una perdita del ruolo di mediazione sociale e di educazione della scuola e della famiglia. Oggi siamo, poi, in presenza di una società ipermoderna o postmoderna che facilita sempre più le connessioni, ma riduce sempre più la possibilità di comunicare. Questo può portare a un'incapacità di gestire anche frustrazioni quotidiane e quindi portare a un comportamento aggressivo, anche omicidiario, quale tentativo estremo per risolvere la frustrazione, per difendere una propria debolezza".

"Questi fatti di cronaca - commenta David Lazzari, presidente dell'Ordine degli Psicologi italiano - sono, purtroppo, la punta dell'iceberg di un disagio psicologico molto diffuso. Questa non è un'opinione: tutte le indagini ci dicono che abbiamo un trend di malessere in continuo aumento, insieme a disagio psicologico e disturbi. Da cosa dipende tutto ciò? Dal cambiamento del contesto sociale. E' quindi importante che ci siano sempre apertura e dialogo, che non ci sia autoritarismo ma autorevolezza".

Nel servizio le interviste a Luca Cimino e David Lazzari







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