Il Capitano Fabiana Marchione è il volto di un Paese che cambia e si evolve. 28enne, originaria di Sora (Frosinone), come prima donna alla guida della Compagnia della Guardia di Finanza di Jesi porta con sé l'onore e l'onere di rompere il tetto di cristallo. Un obiettivo a cui guardare per le nuove leve femminili. L'Italia ha dato il via libera all'arruolamento delle forze armate nel 1999 – ultima tra i Paesi Nato –, e ora sono il 7% dell'intero organico. “Nei nostri ranghi – si legge sul sito del Ministero della Difesa – due generazioni di donne.
Con la progressione di carriera tra alcuni anni potranno ambire a ricoprire cariche di vertice della gerarchia militare”. Già, perché al momento fanno ancora notizia le nomine come quella di Fabiana Marchione a comandante. Ma l'orizzonte che traccia l'Agenda 2030 dell'Onu è quello di una vera equità tra generi, anche in merito a diritti e lavoro.
Chi è stato spinto ad accelerare per un equilibrio maggiore tra i due sessi in divisa, quella militare, è ad esempio l'Ucraina, dove la guerra ha fatto aumentare del 40% l'arruolamento di donne. Ora sono circa 43mila, il 20% del totale. La carenza di militari al fronte ha convinto poi i vertici dell'esercito ad ampliare i ruoli da loro ricoperti, che al maschile figurano come cecchino, comandante di carri armati, mitragliere. La necessità ha anche suggerito l'innalzamento del limite di età, passato da 40 anni a 60 anni, lo stesso degli uomini.
Un incremento così cospicuo tra le fila dell'esercito non era programmato e ora le difficoltà dettate dalle contingenze sono all'ordine del giorno. L'equipaggiamento, ad esempio, non è adatto al corpo femminile, perché pensato su misura per gli uomini. Situazione simile in Medio Oriente, dove Israele per la prima volta in assoluto schiera donne per combattere direttamente a Gaza. Si stima rappresentino circa un quinto dell'esercito.