"I chiringuiti rappresentano un valore aggiunto per l'offerta turistica complessiva della nostra città. Lo sono a maggior ragione in una stagione come questa, che ancora stenta a decollare". Così interviene il direttore di Confesercenti Rimini Mirco Pari nel dibattito che va avanti da alcuni giorni in Riviera, e che si presenta puntualmente ogni estate, circa le regole dei chioschi da spiaggia che offrono servizio bar e dj-set. "Allo stesso modo, abbiamo sempre sostenuto che occorrono delle regole e che bisogna muoversi all'interno di esse per offrire un divertimento sano", precisa Pari.
Tra coloro che si sono espressi per una stretta ai chioschi da spiaggia vi sono i balneari di Confartigianato imprese demaniali e i locali da ballo rappresentati dal Silb Emilia-Romagna. "Non è il divertimento in spiaggia la causa della crisi del modello delle discoteche - replica il direttore -, che hanno iniziato la loro fase discendente molti anni prima dell'affermazione dei chiringuiti a Rimini". "La riflessione sui chiringuiti - argomenta il direttore - è anche un ragionamento sull'offerta turistica riminese, su cosa vogliamo che sia e su dove vogliamo andare. Il turismo non è più quello del passato, non siamo più negli anni '80 in cui c'era una divisione netta delle funzioni". "Questo non significa che tutti gli stabilimenti balneari debbano trasformarsi in luoghi di musica e dj-set - precisa Pari -. Ma non possiamo non aprirci ad una serie di innovazioni che rispondano alle richieste dei turisti di oggi".
Guerra ai chioschi in spiaggia invece da parte dell'ex assessore Roberto Biagini, ora presidente del Conamal (Coordinamento Nazionale Mare Libero) che ha deciso di presentare un lungo esposto in Procura, questura, capitaneria di porto e alle altre forze dell’ordine. Secondo Biagini i chiringuito “sono abusivi” e “non rispettano le norme”.
“La spiaggia, non può e non deve essere considerata terra di nessuno sottratta all’applicazione delle norme che disciplinano le attività che si svolgono e ai doverosi controlli, totalmente mancanti, delle autorità amministrative, nazionali e locali, deputate a eseguirli - scrive Biagini -. L’arenile è una parte della città che deve avere la stessa dignità del resto del territorio e come si controllano le attività presenti nel contesto urbanizzato (pubblici esercizi, alberghi, negozi, abitazioni private) lo stesso trattamento deve essere riservato alla spiaggia, bene demaniale di pubblica fruizione. Le violazioni di norme edilizie, urbanistiche, igienico-sanitarie, demaniali, di pubblica sicurezza che sono perpetrate sulla spiaggia non sono di serie B”.