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"Hammer": Rimini terra di conquista per clan di camorra

Tratto caratterizzante: violenti raid con martello

11 ott 2019
Gli indagatiGli indagati
Gli indagati

Guerra tra clan camorristici nel Riminese, dieci arresti. Il nome dell'operazione, “Hammer” identifica un tratto caratterizzante dei raid: aggressioni con il martello. Le conseguenze della rivalità tra componenti di gruppi rivali, autonomi ma legati ai boss Contini, Nuvoletta e Mazzarella, stroncate dalla serie di arresti dei carabinieri, su richiesta della Procura Antimafia. L'indagine è iniziata un anno fa da accertamenti su una attività di noleggio autovetture, la Viserba Rent ed è arrivata a ricostruire le caratteristiche di un sodalizio camorristico capeggiato da Ciro Contini, nipote del boss napoletano Edoardo Contini. Già noti alle forze dell'ordine il suo braccio destro, Antonio Acampa, i 'gregari' Cosimo Nicolì ed Armando Savorra, le 'nuove leve' Pasquale Palumbo, Francesco Capasso e Fabio Rivieccio. Potevano contare su armi da fuoco ma nei pestaggi di cui sono rimasti vittima altri soggetti, anche loro residenti a Rimini ma legati a clan campani, utilizzavo mazze da baseball e martelli.

Quella ai danni di Pio Rosario De Sisto, considerato legato al clan Nuvoletta e sotto estorsione per 30 mila euro, ha scatenato la guerra tra clan e dato altro spessore all'indagine, che era già in corso. Immobilizzato con nastro adesivo e picchiato con martelli e mazze da baseball, in ospedale raccontò una poca convincente versione, tirando in ballo un gruppo di magrebini. Dopo De Sisto, il nuovo clan aggredì Giuseppe Ripoli, del gruppo antagonista capeggiato da Massimiliano Romaniello e Antonino di Dato. Una indagine che fa riflettere, perché restituisce nell'evidenza dell'operazione le caratteristiche con cui la mafia si insedia al nord. Tentando un profilo basso e con una impresa di facciata si era creato, in via autonoma, un nuoco gruppo camorristico. Ci sono però ancora aspetti da chiarire ed anche per questo, gli inquirenti hanno diffuso nomi e foto degli indagati, affinché eventuali vittime di attività estorsive si facciano avanti.         

Nel video l'intervista al Procuratore DDA Giuseppe Amato 



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