Come hanno reagito i bambini chiusi in casa, senza scuola e senza giocare coi coetanei? Presentata al ministero della Salute un'indagine condotta durante il lockdown dall'ospedale pediatrico Gaslini di Genova. Quella dei bambini è stata indubbiamente una delle categorie più colpite dalle chiusure forzate causa pandemia da coronavirus, e i dati lo dimostrano: disturbi del sonno, attacchi d'ansia, maggiore irritabilità, ecco i sintomi più frequenti riscontrati durante l'isolamento. Al questionario del Gaslini, inviato dal 24 marzo al 3 aprile, hanno risposto quasi settemila famiglie (6.800) in tutta Italia, di cui quasi la metà (3.245) con figli minorenni a carico. Nei bambini sopra ai 6 anni e fino ai 18 addirittura si legge “sensazione di mancanza d'aria”, disturbi dunque che si trasferiscono nel versante organico, oltre ad una significativa alterazione del sonno, con tendenza ad andare a letto molto più tardi e non riuscire a svegliarsi al mattino, e ad una aumentata instabilità emotiva, con irritabilità e cambiamenti del tono dell'umore. Inviati anche dei disegni, la parola più ricorrente è “brutto”, legata sia al virus che allo stare in casa, dice ancora Petralia, mentre la sottosegretaria del ministero della Salute Zampa spiega che l'ultimo protocollo siglato con Save the Children aiuta anche i genitori ad essere informati responsabilmente e a trasferire le loro conoscenze ai figli, a partire da come ci si lava bene le mani o a sfatare alcuni falsi miti riguardanti l'uso delle mascherine. I genitori devono saper ascoltare, anche i silenzi, concludono, e ricordare che, come rileva l'indagine, i comportamenti disfunzionali di bambini e ragazzi è statisticamente associato al grado di malessere dei loro genitori.
Nel video l'intervento di Paolo Petralia, direttore generale ospedale pediatrico "Gaslini" di Genova