Un danno d'immagine difficile da digerire per i bagnini riminesi. Quel divieto di balneazione lampo, a fine luglio, ha lasciato non pochi strascichi, con gli operatori che vogliono vederci chiaro. A breve infatti le cooperativa bagnini di Rimini Nord, Riccione, Cattolica, Misano e Bellaria Igea Marina presenteranno un esposto in Procura. In evidenza nelle 11 pagine, e 30 allegati, presunte contraddizioni nelle analisi effettuate dall'Arpae che hanno riscontrato anomalie in sole 28 acque sulle 98 della costa emiliano-romagnola. Poi, dopo poco più di 24 ore, i parametri di escherichia coli ed enetococchi intestinali sono tornati nella norma.
“Vogliamo sapere cos'è successo per davvero”, chiede Giorgio Mussoni, presidente nazionale dei balneari di Oasi. Perché finora sono state avanzate solo delle ipotesi legate a caldo estremo, siccità prolungata, apporto idrico quasi nulla dei fiumi. Fenomeni però diffusi su tutta la costa. Peraltro, ricorda Mussoni, “il Comune di Rimini lo stesso giorno il 26 luglio, a distanza di mezz’ora dalle analisi fatte da Arpae e nelle stesse zone di prelievo, ha incarico il laboratorio Lav di fare prelievi, risultati ampiamente nella norma". Lo scopo dell'esposto, a detta dei bagnini, non è quello di cercare colpevoli, ma eventuali negligenze, in modo che la situazione non debba ripetersi in futuro. Impossibile poi non pensare al danno d'immagine per la Riviera romagnola, visto che la notizia ha avuto un clamore nazionale. Tante le prenotazioni disdette, coi primi dieci giorni di agosto piuttosto fiacchi dal punto di vista turistico.