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Le marinerie dell'Adriatico fermano lo sciopero: “Dobbiamo sopravvivere”. Ma la protesta continua

Confermata la frattura con le marinerie del Tirreno che non tornano in mare

14 mar 2022
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Le marinerie dell'Adriatico sono tornate a gettare le reti, quelle del Tirreno hanno invece deciso di proseguire lo sciopero deciso nell'assemblea generale di categoria a Civitanova Marche. Non si è dunque sanata la spaccatura, nonostante vari incontri.

"Non possiamo continuare a restare in terra – ha spiegato Apollinare Lazzari, il presidente dell’Associazione Produttore Pesca di Ancona – perché i nostri marinai non hanno la cassa integrazione. Inoltre dobbiamo pensare anche a tutto il comparto che non può continuare a non lavorare. Ma la protesta continua, intanto con una giornata di pesca in meno. Poi, il prossimo fine settimana, decideremo come andare avanti. Tutte le marinerie dell’Adriatico hanno fatto la stessa nostra scelta". Dunque confermato quanto era già stato deciso nell’assemblea al Mercato del pesce anconetano. "Per ora faremo solo due giorni - ha spiegato Lazzari - per evitare di venire travolti dal pesce importato. Dobbiamo pensare anche a sopravvivere, ma senza abbandonare le contestazioni comuni per la nostra causa”. Ha poi aggiunto di non avere la forza di fare un’altra settimana di sciopero, sottolineando che “andremmo ad esaurire il gasolio che già abbiamo a bordo”.

I pescherecci dell’Adriatico - da San Benedetto del Tronto sino a Trieste - usciranno in mare mercoledì, per poi fermarsi di nuovo e attendere nuove decisioni. Lo stesso faranno i toscani, i campani e i liguri. Fermi invece le marinerie dell’Abruzzo, Molise, Puglia e Lazio. Federico Bigoni, vicepresidente nazionale di Federpesca, ha affermato che “le buone intenzioni del Ministero per un primo provvedimento di 20 milioni è una prima boccata di ossigeno". Ma il caro gasolio sta comunque creando grosse difficoltà. "Un ulteriore aggravio sarebbe per noi insostenibile" ha precisato.





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