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Pennabilli, il sindaco viene accusato di fascismo per un post su Facebook. Lui si difende: "Non ho inneggiato a nulla"

5 ott 2022

Tutto è partito da un post su Facebook. Il sindaco di Pennabilli, Mauro Giannini, annuncia la pensione dopo la carriera da militare e scrive: “Quando sono partito per servire la bandiera avevo solo un credo e la camicia nera”. E alle perplessità del popolo della rete ribadisce: “Sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera”. Post poi rimosso da Facebook a seguito di una serie di segnalazioni. Opposizione e Anpi lo accusano di aver inneggiato al fascismo, ma il primo cittadino, interpellato da Rtv, replica: “La camicia nera non rimanda a niente e la sinistra mi attacca perché non ha altri argomenti”. E al presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini, che lo invita a scusarsi o dimettersi, sottolineando che il proclamarsi fascista è incompatibile con la Costituzione su cui ha giurato, il primo cittadino risponde: “Quella a cui fa riferimento è una disposizione transitoria, Bonaccini dovrebbe studiare meglio la Costituzione. Ad ogni modo io sono stato eletto, non ho marciato su Pennabilli. E soprattutto con il mio post non volevo inneggiare a nulla, solo raccontare la mia vita in poche righe”. Ma il gruppo di opposizione della città, Orizzonte Comune, prende le distanze: “Pennabilli è stato fortemente colpito dalla violenza nazifascista – afferma – essere nostalgici di quel periodo storico non è solo inopportuno nei confronti della comunità tutta e delle famiglie delle vittime, ma anche vietato dalla Legge Scelba n.645 del 1952 che attua la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione”. L'Anpi di Santarcangelo intanto chiede al prefetto di Rimini di intervenire. “Un uomo del genere – si chiede l'associazione partigiana – è in grado di rappresentare la Repubblica e la Costituzione nata dalla Resistenza?”.





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