Da "Mare Nostrum" a "Mare Monstrum". Legambiente gioca con le parole, e non lo fa a caso. Il suo ultimo report lancia l'allarme coste italiane. I dati sono preoccupanti: lo studio evidenzia infatti un boom di reati ambientali, che crescono nel 2023 del 29,7% rispetto all'anno precedente. Insieme alle violazioni amministrative, la media è di 8,4 illeciti per chilometro di costa, uno ogni 119 metri.
reati ambientali riguardano soprattutto ciclo illegale del cemento - che contribuisce al 45% del totale dei reati accertati lo scorso anno - dei rifiuti, mare inquinato e pesca illegale. Secondo il rapporto, sono in fortissimo aumento anche la violazione delle normative che regolano la nautica da diporto, con un + 230% rispetto al 2022. Oltre 25.000 le persone denunciate lo scorso anno, in aumento del 43% rispetto all'anno precedente.
Al contempo, però, cresce l'efficacia dell'azione repressiva grazie all'impegno quotidiano delle Capitanerie di porto e delle forze dell'ordine, come dimostra il numero di persone arrestate e quello dei sequestri.
Un reato su due si concentra nelle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa, vale a dire: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, che guidano nell'ordine, come numeri assoluti, la classifica regionale, seguite da Lazio e Toscana. Nelle prime dieci regioni figurano Sardegna, Veneto, Liguria e Marche. Proprio questa regione è, invece, la prima come numero di illeciti complessivi per km di costa, seguita da Friuli-Venezia Giulia e Basilicata.
Di fronte a questo quadro, Legambiente lancia dieci proposte che hanno al centro quattro macro temi: la lotta all'abusivismo edilizio, su cui l'associazione ambientalista chiede ad esempio di velocizzare l'abbattimento degli immobili abusivi, anche prevedendo finanziamenti a favore dei Comuni; lotta alla maladepurazione, per uscire dalle onerose procedure d'infrazione dell'Unione europea; tema dei rifiuti e contrasto della pesca illegale.