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Rimini: femminicidio - suicidio, il dolore silenzioso della città

Il figlio della coppia, rimasto solo, è stato affidato a una zia

20 giu 2023

A Rimini dopo il femminicidio - suicidio c'è poca voglia di parlare. Il pensiero è rivolto al figlio della coppia, rimasto solo ed affidato ad una zia.

Ancora convalescente dopo una piccola operazione, Svetlana Ghenciu, 48 anni, non riusciva a muoversi bene e da quei due colpi di pistola che l'hanno raggiunta alla schiena, a tradimento, avrebbe fatto fatica a difendersi. A sparare, ormai la dinamica sembra chiara, il marito Gioacchino Leonardi, per tutti Gino. L'uomo, 50 anni, lavorava saltuariamente come vigilantes, deteneva regolarmente la pistola che ha rivolto contro sé dopo avere ucciso la moglie. Nessuno avrebbe sentito niente in quel palazzo proprio nel centro di Rimini: né litigate, né gli spari, né risultano precedenti denunce o segnalazioni a carico dell'uomo per violenza nei confronti della donna. Di origini siciliane lui, moldave lei, erano ben inseriti nella città romagnola dove vivevano ormai da unni. Svetlana soprattutto, dolce e riservata così come la descrivono nel forno in cui lavorava, non lontano da casa. Il pubblico Ministero Annadomenica Gallucci, ha disposto l'autopsia sui corpi, come atto dovuto. C'è poca voglia di parlare a Rimini, l'amministrazione comunale preferisce attendere che i contorni della tragedia si facciano più chiari. Il pensiero è rivolto al figlio della coppia, che a 16 anni è rimasto solo. È stato lui ieri pomeriggio, di rientro da una fine settimana fuori, a trovare i corpi dei genitori in camera da letto. Ora è affidato ad una zia materna.





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