Clima teso al Consiglio dei Ministri iniziato poco più di un'ora fa; la parola dimissioni non è più tabù dalle parti di Palazzo Chigi dopo che ieri, mentre la ministra del Turismo in Senato negava di aver ricevuto avvisi di garanzia per le presunte illegalità nella gestione di alcune sue aziende, dalla Procura di Milano trapelava la notizia dell'apertura di un fascicolo sulla vicenda, con l'ipotesi di reato di bancarotta e falso in bilancio. Giorgia Meloni, nelle scorse settimane, aveva tracciato la linea di confine nella difesa della sua ministra: l’eventuale rinvio a giudizio. Il centrodestra cerca di far quadrato e si dice soddisfatto dalle spiegazioni fornite ieri in Senato da Daniela Santanchè; ma la maggioranza ha mostrato - in questa vicenda - più di una crepa, visto che Lega e Forza Italia - pronti ad approfittare di un pretesto per limitare lo strapotere della Meloni- appena scoppiato il caso avevano chiesto alla ministra di chiarire in Parlamento. Il “caso Santanchè” ha messo a nudo anche la mancanza di coesione tra le forze di opposizione: a neanche 48 ore dalla proposta unitaria - la prima del genere- sul salario minimo sono riprese, nel centrosinistra, le corse solitarie. Il Movimento Cinquestelle si è affrettato a presentare una mozione individuale di sfiducia nei confronti della ministra, iniziativa alla quale le altre forze, a partire dal Pd, si sono potute solo accodare.