È Antonio Scurati ad aggiudicarsi, nettamente, il Premio Strega 2019 per "M. Il figlio del secolo" (Bompiani). Al secondo posto si è piazzato Benedetto Cibrario, con "Il rumore del mondo" (Mondadori), 127 voti, e al terzo Marco Missiroli con "Fedeltà" (Einaudi), 91 voti. Al quarto posto Claudia Durastanti con "La straniera" (La nave di Teseo), 63 voti, e al quinto Nadia Terranova con "Addio fantasmi" (Einaudi), 47 voti. A presiedere il seggio c'era Helena Janeczek, vincitrice della scorsa edizione del premio.
"Sono felice ma soprattutto contento che molti altri italiani leggeranno questo libro non solo perché lo ho scritto io ma perché impareranno a conoscere la nostra storia con la speranza che non si ripeta, anche se in forme diverse", ha detto Scurati che poco prima era stato abbracciato da Missiroli. "Dedico questa vittoria ai nostri nonni e ai nostri padri che furono prima sedotti e poi oppressi dal fascismo e soprattutto a quelli che fra loro trovarono il coraggio di combatterlo. E insieme lo vorrei dedicare ai nostri figli con l'auspicio che non debbano tornare a vivere quello che abbiamo vissuto cent'anni fa e in modo particolare a mia figlia Lucia", ha sottolineato lo scrittore bevendo dalla bottiglia dello Strega.
"In Italia si deve fare di più per la lettura, a cominciare dalla nuova legge sul libro: non sono un tecnico, ma se tutti gli addetti ai lavori a cominciare dagli editori ritengono che questa proposta che dovrebbe aiutare la lettura invece la ostacola dovremmo ascoltarli", ha proseguito lo scrittore. "Stiamo attraversando una soglia epocale: i giovani immersi nell'era digitale fanno fatica a comprendere un libro perché la lettura profonda non rientra nelle loro capacità cognitive. Il libro – ha aggiunto - deve convivere con le nuove tecnologie, non può essere sepolto". Scurati ha poi osservato che "il romanzo dà la possibilità di vivere altre vite. Dico ai ragazzi di leggere e cercare di conoscere, di capire. Cerco di insegnare ai miei studenti che ci sono piaceri più facili e altri più profondi: la conoscenza, il sapere non sono doveri ma piaceri più raffinati che insegnano a stare al mondo".