Era nell'aria. Previsto per oggi, slitta a data da destinarsi il voto sullo stop ai motori endotermici dal 2035. Negli equilibri pesa il no forte di alcuni Stati, Italia in testa. Per lo stivale si profilerebbero effetti pesanti come "la soppressione di intere parti della filiera automotive – commenta Gian Maria De Francesco, giornalista de Il Giornale – come sul fronte occupazionale, "con la stima di 70mila posti di lavoro a rischio, così come lo sarebbero una serie tecnologie proprietarie per i motori termici a fronte di uno spostamento verso le tecnologie del motore elettrico”, quindi verso i mercati statunitense e cinese. Poi la posizione della Germania, che vorrebbe inserire nella proposta anche le alimentate a biocarburanti. Sullo sfondo, il programma Fit to 55, per la riduzione di Co2 del 55% entro il 2030. Anche Polonia e Bulgaria, formalmente orientate all'astensione, sono di fatto contrarie. Da Bruxelles, la Commissione ricorda: “l'obiettivo è la neutralità tecnologica. Siamo in contatto con i Paesi membri rispetto alle nuove preoccupazione emerse”.
Nel video l'intervista al Sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon e l'analisi di Gian Maria De Francesco, Il Giornale – Redazione Economia