La Corte di Cassazione, con una sentenza depositata in questi giorni, ha stabilito che se non si versa al Comune la tassa di soggiorno si commette il reato di peculato.
Il Tribunale di Rimini, giudice di primo grado, si era pronunciato a favore del gestore di un hotel di Rimini, finito a giudizio per appropriazione indebita nel marzo 2018. L'imputato, infatti, non aveva versato circa 27mila euro di tassa di soggiorno. Successivamente al ricorso del sostituto procuratore della Repubblica di Rimini Davide Ercolani, la Cassazione ha invece decretato che quando un albergatore incassa ma non versa la tassa di soggiorno commette peculato perchè agisce come un pubblico ufficiale che si appropria di denaro altrui.
La Cassazione ha infine deciso che si proceda ad una nuova accusa, di peculato appunto, nei confronti dell'albergatore. Ci sarà quindi un altro processo.
Commentando l'accaduto, l'assessore al Bilancio Gian Luca Brasini afferma “chi non riversa viene a meno a un servizio pubblico di cui deve rispondere, un reato punito anche con la reclusione da 4 a 10 anni e 6 mesi. Ad oggi sono circa una cinquantina i soggetti privati, gestori di strutture alberghiere nel territorio di Rimini, denunciati nel corso degli anni dall’Amministrazione Comunale e ancora in attesa di giudizio colpevoli di non aver riversato l’imposta di soggiorno. Si tratta di circa 350mila euro, versati dai clienti delle strutture ricettive e sottratte da queste ultime alle risorse della comunità, che potrebbero essere reinvestiti per interventi e iniziative utili a sostenere il turismo e i servizi della città."
L'assessore Brasini aggiunge che nelle prossime settimane il Comune depositerà altre quindici segnalazioni di reato di peculato, per un totale di circa 60.000 euro. Dall’inizio dell’anno, conclude, sono stati già recuperati 165.000 euro riferiti solo al 2018.