Il Consiglio dei ministri nella riunione di mercoledì ha approvato il testo del decreto legislativo sulla modifica dell'articolo 114 del codice di procedura penale. Tale modifica fa scattare il divieto di pubblicazione del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare. Il provvedimento, viene comunicato, è stato preso in adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva europea.
"In particolare, al fine di rafforzare alcuni aspetti della presunzione di innocenza della persona indagata o imputata nell'ambito di un procedimento penale, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva (UE) 2016/343 e nel rispetto dei principi di cui agli articoli 21, 24 e 27 della Costituzione, il provvedimento modifica l'articolo 114 del codice di procedura penale, prevedendo il divieto di pubblicazione del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare", si legge nella nota di Palazzo Chigi.
Sul tema interviene il presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, Vittorio Di Trapani, secondo il quale "questo governo continua a smantellare l'art.21 della Costituzione. Mentre tiene in ostaggio la Rai perché impantanato nella guerra per spartirsi le poltrone, mentre ottiene 15 minuti in prima serata per l'intervista auto-assolutoria di un ministro ex dirigente Rai, il governo trova il tempo di imporre un nuovo bavaglio alla stampa e ai cittadini, che saranno meno informati. Un ritorno al passato che nulla ha a che vedere con il garantismo. In realtà il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare è un piacere ai potenti che vogliono l'oscurità e ai colletti bianchi".
Per la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, “chi vuole mettere il bavaglio alla stampa è riuscito a completare l'opera”. E parla di “una brutta notizia per i giornalisti e ancor più brutta per i cittadini, che non potranno conoscere per mesi fatti di rilevante interesse pubblico". "Il sindacato dei giornalisti - conclude Costante - continuerà la sua lotta per il diritto di informare ed essere informati, sempre più minacciato da leggi bavaglio, conferenze stampa a senso unico, politici che parlano attraverso video autoprodotti, querele fatte per bloccare l'attività dei cronisti. Leggi liberticide, incertezza occupazione, stipendi bloccati da dieci anni e compensi da fame per i freelance stanno rendendo questo Paese meno democratico. Su questi temi chiediamo all'Europa di non spegnere il faro acceso nei mesi scorsi".