Era decollato in mattinata dall'aeroporto di Addis Abeba, diretto a Nairobi, in Kenya, il Boeing 737 – nuovo di zecca – della Ethiopian Airlines. Ma il pilota si era subito accorto di un problema, ottenendo l'autorizzazione a rientrare. Non vi è stato il tempo. Dopo appena 6 minuti l'aereo si schiantato a circa 60 chilometri dalla Capitale etiopica. Ancora ignote le cause della sciagura, anche se si è parlato di una “velocità verticale instabile”. L'unica cosa certa, purtroppo, è che nessuno dei 157 a bordo è sopravvissuto. Di 35 nazionalità le vittime; 8 gli italiani. Tra loro l'assessore regionale siciliano ai Beni Culturali, 3 membri di una onlus bergamasca, una funzionaria ONU e il Presidente di rete Link 2007. “Ci stringiamo tutti ai familiari delle vittime – ha scritto il Premier Giuseppe Conte - rivolgendo loro i nostri partecipi, commossi pensieri”. La Ethiopian Airlines, di proprietà statale, è fra le maggiori compagnie aeree dell'Africa. L'ultima sciagura nel 2010; quando un suo velivolo – con a bordo 90 persone – si inabissò nel Mediterraneo, poco dopo il decollo da Beirut. Il 737 precipitato oggi, invece, è dello stesso tipo – l'”800 MAX” - di quello dell'Indonesiana Lion Air, che lo scorso ottobre cadde nel Mare di Java, causando la morte di 189 passeggeri.
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