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Bielorussia: faccia a faccia fra Putin e Lukashenko a Sochi

È il primo incontro fra i due dall'inizio delle proteste. Ieri nuove manifestazioni, a Minsk e in altre città, con l'arresto di centinaia di persone. L'analisi di Daniele Scalea sulle dinamiche bielorusse

14 set 2020
L'incontro
L'incontro

Quello di Sochi è il primo faccia a faccia fra i due leader, dall'inizio delle proteste. Ma ciò che si sono davvero detti Putin e Lukashenko resta un mistero, al di là delle dichiarazioni di prammatica. Di certo il Presidente bielorusso ha affrontato questo appuntamento in una situazione di estrema debolezza, avendo nel Cremlino l'unica sponda possibile. Poche ore prima una nuova ondata di proteste, in particolare a Minsk, con 774 fermati. Nelle scorse settimane non erano comunque mancate manifestazioni a sostegno del Governo. Il Paese, insomma, è diviso; e la faglia non è solo fra gli abitanti delle città - più aperti e cosmopoliti -, e quelli di piccoli centri e aree rurali: maggiormente conservatori. Vi è anche un gap generazionale, sottolinea l'analista Daniela Scalea. Decine di migliaia di persone, ieri, sono scese in strada. E questo al culmine di una settimana caratterizzata dagli arresti di diverse figure di primo piano dell'opposizione. Tanto che l'unica attualmente a piede libero, in Patria, è la Premio Nobel Svetlana Alexievich. Un pugno di ferro dovuto anche al timore, del Presidente, che possa ripetersi un copione già visto in alcuni Stati post-sovietici, come la Georgia o l'Ucraina. Una cosiddetta “rivoluzione colorata”, insomma. Ma secondo il Presidente del Centro Studi Machiavelli vi sono alcuni fattori esterni da considerare: a partire da una maggiore “solidità” della Russia, rispetto ad esempio ai tempi della rivolta di Maidan.

Tutto ciò, secondo alcuni, non necessariamente si tradurrà in una “sopravvivenza politica” di Lukashenko; la cui figura – al netto delle accuse di brogli, nelle recenti presidenziali – appare ormai irrimediabilmente compromessa, e non solo per la repressione delle proteste; che peraltro non avrebbero mai assunto, come altrove, connotazioni russofobe. Non è escluso insomma che Mosca punti ad un avvicendamento, che assicuri in modo “indolore” il mantenimento di Minsk nella propria sfera di influenza. “Siamo certi che i bielorussi risolveranno la situazione insieme, attraverso un dialogo tranquillo”, e “senza alcuna pressione dall'Estero”, ha dichiarato oggi Putin; annunciando un prestito da 1 miliardo e mezzo di dollari.

Nel servizio l'intervista a Daniele Scalea – Presidente Centro Studi Machiavelli


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