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Camera USA: nel primo discorso del nuovo Speaker nessun riferimento alla guerra in Ucraina

Kevin McCarthy ha piuttosto puntato il dito contro Pechino; e per “placare” la fronda repubblicana ribelle avrebbe promesso un taglio alle spese per la Difesa da 75 miliardi di dollari. Possibili ricadute sul sostegno a Kiev

7 gen 2023
Camera dei Rappresentanti
Camera dei Rappresentanti

Piuttosto indicativo il primo discorso di Kevin McCarthy alla Camera dei Rappresentanti. Sorprendentemente evitato, infatti, qualunque riferimento alla guerra in corso nel cuore dell'Europa. E ciò sembrerebbe testimoniare – in seno al Grand Old Party - non solo crescenti perplessità riguardo all'attuale gestione del dossier ucraino; ma addirittura una differente percezione delle priorità di politica estera. Il nuovo Speaker repubblicano ha insistito infatti sulla necessità di vincere la competizione commerciale con Pechino. In precedenza, aveva sottolineato come il sostegno a Kiev non fosse un “assegno in bianco gratuito”. Approccio che ricorda quello del precedente inquilino della Casa Bianca; che avrebbe cercato un appeasement con Mosca, in funzione anticinese. Ed è stato proprio Trump a dare una svolta a questa tormentata maratona per la Presidenza della Camera; ritrovando quella centralità politica che sembrava aver perso dopo la “scoppola” delle midterm. McCarthy ha infine avuto la meglio; ma a prezzo – pare - di rilevanti concessioni alla fronda ribelle. Fra tutte la promessa di un taglio alle spese per la Difesa da 75 miliardi di dollari. Da vedere come ciò possa conciliarsi con il nuovo, robusto, pacchetto di aiuti militari all'Ucraina annunciato dall'Amministrazione Biden.

D'ora in poi, forse, sarà necessario mediare. Notizie non buone per i decisori di Kiev; determinante infatti il supporto di Washington per la prosecuzione di un conflitto che brucia risorse a ritmi vertiginosi. Di pura prammatica, allora, le congratulazioni a McCarthy, da parte di Zelensky. Anche perché la guerra è entrata in una fase decisiva. In arrivo dagli Stati Uniti sistemi antiaerei e veicoli corazzati Bradley; cui si aggiungeranno gli AMX-10 francesi e i Marder dalla Germania. Ma perché abbiano un impatto sui campi di battaglia occorrerà tempo. Non certo le 36 ore – ormai scadute – della teorica tregua per il Natale ortodosso dichiarata unilateralmente da Putin; e subito respinta al mittente - del resto - dallo stesso Presidente ucraino e dal suo entourage. Le autorità militari russe hanno denunciato anche oggi violazioni; simmetriche le accuse dall'altra parte. Ma tutto ciò è un dettaglio, in fondo; perché un cessate il fuoco, de facto, non sarebbe mai iniziato. E la situazione nel Donbass pare ora in piena evoluzione. Si inseguono infatti rumors di uno sfondamento in profondità delle truppe di Mosca nella località chiave di Soledar; un'azione che - in prospettiva – potrebbe rompere lo stallo a Bakhmut, e mettere a rischio l'intera linea difensiva che corre fino a Siversk.





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