Le sigarette elettroniche, quelle che “scaldano ma non bruciano” il tabacco e le tradizionali provocano gli stessi danni alle cellule dei polmoni. Ad affermarlo è uno studio sull'European Respiratory Journal Open Research, contestato sia dai ricercatori di Philip Morris, che realizza Iqos il dispositivo 'heat not burn' testato, sia da altri scienziati. I ricercatori dell'università della Tasmania e di quella di Sidney hanno esposto due tipi di cellule dei polmoni ai vapori delle tre fonti di nicotina per 72 ore a diverse concentrazioni, concludendo che "tutte e tre sono tossiche, e che i nuovi dispositivi sono pericolosi quanto le sigarette tradizionali".
Il risultato, rileva Manuel Peitsch, Chief Scientific Officer di Philip Morris International, contraddice quelli ottenuti da studi della stessa azienda e di ricercatori indipendenti, secondo cui Iqos riduce il rischio rispetto alla sigaretta tradizionale, anche se la stessa azienda ricorda che l'alternativa migliore è smettere totalmente.
La differenza potrebbe essere dovuta alla metodologia utilizzata. "Il primo problema della ricerca australiana è che gli autori non rivelano quante sigarette, stick di tabacco o liquido per e-cig sono stati usati per creare le soluzioni usate nell'esperimento, quindi è impossibile verificare se la dose applicata alle cellule è comparabile con quella di un uso normale. Inoltre le cellule sono esposte per tre giorni, e questo non è in linea né con le linee guida né con un contesto normale di fumatori". La stessa critica è fatta ad esempio da Lion Shahab dell'University College di Londra. "Esporre le cellule al fumo o al vapore per tre giorni, come è stato fatto in questo caso, non riflette un uso realistico - scrive sul sito Science Media Centre -, e questo riguarda anche la concentrazione del fumo usato nell'esperimento, che non è pari a quella che inala l'uomo".
Il risultato, rileva Manuel Peitsch, Chief Scientific Officer di Philip Morris International, contraddice quelli ottenuti da studi della stessa azienda e di ricercatori indipendenti, secondo cui Iqos riduce il rischio rispetto alla sigaretta tradizionale, anche se la stessa azienda ricorda che l'alternativa migliore è smettere totalmente.
La differenza potrebbe essere dovuta alla metodologia utilizzata. "Il primo problema della ricerca australiana è che gli autori non rivelano quante sigarette, stick di tabacco o liquido per e-cig sono stati usati per creare le soluzioni usate nell'esperimento, quindi è impossibile verificare se la dose applicata alle cellule è comparabile con quella di un uso normale. Inoltre le cellule sono esposte per tre giorni, e questo non è in linea né con le linee guida né con un contesto normale di fumatori". La stessa critica è fatta ad esempio da Lion Shahab dell'University College di Londra. "Esporre le cellule al fumo o al vapore per tre giorni, come è stato fatto in questo caso, non riflette un uso realistico - scrive sul sito Science Media Centre -, e questo riguarda anche la concentrazione del fumo usato nell'esperimento, che non è pari a quella che inala l'uomo".
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