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Crisi ucraina: Occidente cauto sul ritiro di truppe russe, “minaccia persistente”

Giornata caratterizzata da aperture al dialogo e frenate. Ogni provocazione sulla linea di contatto – avverte intanto Mosca – potrebbe avere “conseguenze fatali”

16 feb 2022
Crisi ucraina: Occidente cauto sul ritiro di truppe russe, “minaccia persistente”

Una guerra di nervi e propaganda, questa crisi; la cui fase più acuta sembra ormai alle spalle, al netto delle rispettive narrazioni. Da una parte quella dei Paesi Occidentali; ancora molto cauti sulla smobilitazione del dispositivo militare russo. Da qui una serie di dichiarazioni sostanzialmente sulla stessa linea: dal Segretario di Stato Blinken ai vertici dell'Unione Europea; dalla NATO allo stesso Presidente ucraino. Tutti hanno parlato di ritiro solo annunciato - o da verificare -, e di minaccia persistente; accogliendo con scetticismo la notizia della conclusione delle esercitazioni militari in Crimea.

Non è mancato tuttavia un segnale di distensione, oggi, dall'Alto rappresentante UE. Dopo le dichiarazioni di prammatica - relative alla risposta sanzionatoria in caso di un'ormai improbabile invasione russa – Borrell ha invitato a considerare anche le “preoccupazioni di sicurezza” di Mosca. Sabato un meeting dei ministri degli Esteri del G7; domani, invece, Consiglio UE informale sulla crisi. E mentre a Kiev pare si registri un'impennata della vendita di armi da fuoco, il Ministero degli Esteri russo punta il dito contro quella che definisce “l'isteria fomentata dall'Occidente”. Avvertendo poi come “ogni provocazione”, lungo la linea di contatto, possa avere “conseguenze fatali”.

Mosca condanna anche le forniture di materiale bellico all'Ucraina; l'obiettivo – accusa – è di spingerla alla guerra nel Donbass. Nel frattempo la Duma ha approvato una mozione che dà al Presidente l'autorità di riconoscere come indipendenti le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. Putin “ha preso nota”, ha dichiarato il portavoce; ma un'iniziativa del genere – ha aggiunto - non rispetterebbe gli accordi di Minsk. Un riconoscimento delle repubbliche separatiste – sostengono inoltre vari osservatori - porrebbe probabilmente fine ad ogni speranza del Cremlino di riportare in futuro l'Ucraina nella propria sfera d'influenza, o quantomeno di vedere garantita la sua neutralità. Più probabile, allora, si tratti di un'”arma” da far valere in sede negoziale. Per la Russia, evidentemente, la partita non è ancora conclusa.





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