Basta allo spreco alimentare. Prosegue l'impegno della Dubai Municipality, con l'inaugurazione, proprio in questi giorni, della terza Banca del Cibo. L'obiettivo? Salvare i prodotti ancora intatti e commestibili dalla spazzatura, confezionarli e distribuirli a chi è in difficoltà.
Famosa per i suoi brunch, buffet, feste e matrimoni dai pranzi luculliani, con oltre 5000 locali e ristoranti, Dubai è una delle città al mondo con la maggiore produzione di rifiuti organici (il 55% sul totale dell'immondizia) e lo spreco di cibo è sotto gli occhi di tutti. Il Governo emiratino ha quantificato in oltre 3 milioni e mezzo di dollari gli alimenti che finiscono ogni anni nelle discariche del Paese.
La Food Bank, idea che nasce alla fine degli anni '60 in Arizona, è stata costituita negli Emirati Arabi come associazione no profit già nel 2017. Da allora, collaborando con catene alberghiere, ristoranti, supermercati, ma anche aziende agricole, ha raccolto e distribuito circa 4.500 tonnellate di cibo.
Secondo i dati della Fao 821 milioni di persone, circa una su 9, oggi nel mondo soffre la fame, numero che, se da qualche anno era in leggero ma costante calo, ora ha ricominciato a crescere, tornando ai livelli di quasi un decennio fa. Il valore del cibo perso o sprecato? E' stimato annualmente in 1 trilione di dollari.
Le Banche del Cibo di Dubai, che hanno sede principalmente nei quartieri abitati dai migrant workers, come qui vengono chiamati gli operai provenienti dal sud est asiatico che per poche centinaia di dollari al mese costruiscono i grattacieli e le infrastrutture della città, verranno ora replicate negli altri emirati del Paese, a partire da Abu Dhabi e Ras Al Khaimah, con l'obbiettivo di uscire presto anche dai confini nazionali. È stato infatti firmato un accordo per far entrare gli Emirati Arabi nella rete regionale del Food Banking, che raggruppa già una trentina di banche in diversi Paesi in Medio Oriente ed Africa.
E con l'hashtag #zerowaste, Dubai vuole arrivare a riciclare il 75% dei rifiuti alimentari entro il 2021 e diventare così la prima città della regione a “spreco zero”.
Elisabetta Norzi
Famosa per i suoi brunch, buffet, feste e matrimoni dai pranzi luculliani, con oltre 5000 locali e ristoranti, Dubai è una delle città al mondo con la maggiore produzione di rifiuti organici (il 55% sul totale dell'immondizia) e lo spreco di cibo è sotto gli occhi di tutti. Il Governo emiratino ha quantificato in oltre 3 milioni e mezzo di dollari gli alimenti che finiscono ogni anni nelle discariche del Paese.
La Food Bank, idea che nasce alla fine degli anni '60 in Arizona, è stata costituita negli Emirati Arabi come associazione no profit già nel 2017. Da allora, collaborando con catene alberghiere, ristoranti, supermercati, ma anche aziende agricole, ha raccolto e distribuito circa 4.500 tonnellate di cibo.
Secondo i dati della Fao 821 milioni di persone, circa una su 9, oggi nel mondo soffre la fame, numero che, se da qualche anno era in leggero ma costante calo, ora ha ricominciato a crescere, tornando ai livelli di quasi un decennio fa. Il valore del cibo perso o sprecato? E' stimato annualmente in 1 trilione di dollari.
Le Banche del Cibo di Dubai, che hanno sede principalmente nei quartieri abitati dai migrant workers, come qui vengono chiamati gli operai provenienti dal sud est asiatico che per poche centinaia di dollari al mese costruiscono i grattacieli e le infrastrutture della città, verranno ora replicate negli altri emirati del Paese, a partire da Abu Dhabi e Ras Al Khaimah, con l'obbiettivo di uscire presto anche dai confini nazionali. È stato infatti firmato un accordo per far entrare gli Emirati Arabi nella rete regionale del Food Banking, che raggruppa già una trentina di banche in diversi Paesi in Medio Oriente ed Africa.
E con l'hashtag #zerowaste, Dubai vuole arrivare a riciclare il 75% dei rifiuti alimentari entro il 2021 e diventare così la prima città della regione a “spreco zero”.
Elisabetta Norzi
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