Il 7% di energia pulita entro il 2020, il 25% entro il 2030 e il 75% entro il 2050. È questo il piano per rendere Dubai “città green”, che in questi giorni ha fatto un altro passo in avanti: è stato annunciato il completamento della quarta fase del parco solare Mohammed bin Rashid Al Maktoum, in costruzione dal 2013, che sorge sulla strada che da Dubai porta ad Al Ain, nel deserto, e che diventerà il più grande progetto single-site del mondo per generare elettricità dal sole.
Mega progetto da oltre 13 miliardi di dollari, frutto della partnership tra Dewa, la società elettrica emiratina, la saudita Acwa Power e il Silk Road Fund cinese, raggiungerà una capacità totale di 5000 megawatt entro il 2030. Ma il vero primato del parco solare è che ha raggiunto il più basso costo del mondo di produzione di elettricità ricavata dal sole, 7,3 centesimi di dollaro per kilowattora.
L'ultimo rapporto delle Nazioni Unite ha sottolineato come l'inquinamento da carbonio contribuisca all'80% del surriscaldamento globale, con un aumento di quasi il 3% solo nel 2018. Lo stesso rapporto ha concluso che i livelli delle emissioni di CO2 devono scendere di un quarto entro 12 anni per rimanere sotto i 2° C, soglia massima per evitare catastrofici cambiamenti climatici.
E l'era post petrolio, paradossalmente grazie ai proventi della più inquinante tra le fonti energetiche, potrebbe partire proprio dagli Emirati Arabi, settimo produttore al mondo di oro nero. Adnan Amin, direttore generale dell'IRENA, l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, che ha sede a Masdar City, primo esperimento al mondo di città a zero emissioni di carbonio, che sorge tra Dubai ed Abu Dhabi, ha lanciato un nuovo appello, chiedendo alla leadership politica coraggio ed impegno per affrontare la minaccia del surriscaldamento globale.
“Le tendenze sono molto promettenti – ha sottolineato -. Il crollo dei costi, i progressi tecnologici e la domanda di azioni per il clima sono al centro dell'attenzione. Riteniamo che le rinnovabili siano il modo più conveniente per ridurre le emissioni di carbonio, creare posti di lavoro e migliorare la salute del mondo”.
Insomma, qui negli Emirati Arabi, anche se non è certo diffusa una reale sensibilità per la tutela dell’ambiente (basti pensare alle piste da sci in pieno deserto), si guarda al futuro, o meglio al business del futuro, delle energie rinnovabili.
Elisabetta Norzi
Mega progetto da oltre 13 miliardi di dollari, frutto della partnership tra Dewa, la società elettrica emiratina, la saudita Acwa Power e il Silk Road Fund cinese, raggiungerà una capacità totale di 5000 megawatt entro il 2030. Ma il vero primato del parco solare è che ha raggiunto il più basso costo del mondo di produzione di elettricità ricavata dal sole, 7,3 centesimi di dollaro per kilowattora.
L'ultimo rapporto delle Nazioni Unite ha sottolineato come l'inquinamento da carbonio contribuisca all'80% del surriscaldamento globale, con un aumento di quasi il 3% solo nel 2018. Lo stesso rapporto ha concluso che i livelli delle emissioni di CO2 devono scendere di un quarto entro 12 anni per rimanere sotto i 2° C, soglia massima per evitare catastrofici cambiamenti climatici.
E l'era post petrolio, paradossalmente grazie ai proventi della più inquinante tra le fonti energetiche, potrebbe partire proprio dagli Emirati Arabi, settimo produttore al mondo di oro nero. Adnan Amin, direttore generale dell'IRENA, l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, che ha sede a Masdar City, primo esperimento al mondo di città a zero emissioni di carbonio, che sorge tra Dubai ed Abu Dhabi, ha lanciato un nuovo appello, chiedendo alla leadership politica coraggio ed impegno per affrontare la minaccia del surriscaldamento globale.
“Le tendenze sono molto promettenti – ha sottolineato -. Il crollo dei costi, i progressi tecnologici e la domanda di azioni per il clima sono al centro dell'attenzione. Riteniamo che le rinnovabili siano il modo più conveniente per ridurre le emissioni di carbonio, creare posti di lavoro e migliorare la salute del mondo”.
Insomma, qui negli Emirati Arabi, anche se non è certo diffusa una reale sensibilità per la tutela dell’ambiente (basti pensare alle piste da sci in pieno deserto), si guarda al futuro, o meglio al business del futuro, delle energie rinnovabili.
Elisabetta Norzi
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