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Emirati Arabi Uniti: al via la prima centrale nucleare del mondo arabo

La corrispondenza settimanale di Elisabetta Norzi

23 feb 2020

Con il rilascio della licenza per operare, la centrale nucleare di Barakah, prima del mondo arabo, è pronta a partire. Nei prossimi mesi verrà attivato il primo dei quattro reattori che, tutti insieme, avranno una capacità di 5.600 megawatt e soddisferanno il 25% del fabbisogno di energia degli Emirati Arabi. Memori degli incidenti di Cernobyl e Fukushima, qui a Dubai gli stranieri hanno accolto con un po' di apprensione la notizia, che negli ultimi giorni ha occupato le pagine di tutti i giornali, sebbene le quattro unità della centrale, una volta pienamente operative, eviteranno il rilascio di 21 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio ogni anno, equivalente alla rimozione di 3,2 milioni di automobili all'anno dalle strade di Dubai e degli altri emirati. L’impianto, situato vicino alla città di Ruwais, ad ovest di Abu Dhabi, non lontano dal confine con l’Arabia Saudita, sarà gestito dalla Nawah Energy Company, nata dalla joint venture tra l’Emirates Nuclear Energy Corporation (ENEC) e la Korea Electric Power Corporation (KEPCO), la più grande società di energia nucleare della Corea del Sud, selezionata dal Governo emiratino per la realizzazione dell'impianto. Progetto da oltre 24 miliardi di dollari, ha richiesto 12 anni per essere operativo: il primo reattore avrebbe infatti dovuto funzionare già alla fine del 2017, ma la data è stata rinviata per soddisfare le misure di sicurezza. Il programma nucleare e la centrale, ha spiegato Hamad Al Kaabi, rappresentante permanente degli Emirati Arabi presso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, sono stati valutati da undici partner indipendenti internazionali. Per lo smaltimento delle scorie, secondo quanto annunciato, verrà invece messa in atto una strategia combinata, che include deposito a secco e spazio sotterraneo. Secondo l’Emirates Nuclear Energy Corporation la centrale di Barakah creerà opportunità di lavoro di alto livello nel Paese, oltre ad aprire la strada ad un nuovo settore industriale. Gli Emirati Arabi, terzo produttore di greggio all’interno dell’Opec, con circa il 4% della produzione globale di petrolio, seguendo una strategia di diversificazione energetica, che oltre al nucleare comprende solare, eolico, carbone pulito e gas, si sono posti l'obiettivo di ridurre la dipendenza dagli idrocarburi al 76% entro il 2021 e di aumentare il contributo di energia pulita al 44% entro il 2050.

Elisabetta Norzi


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