In attesa di inviare una sonda spaziale su Marte, arrivo previsto nel 2021 in occasione del cinquantesimo anniversario degli Emirati Arabi Uniti, il Paese continua ad investire nella ricerca spaziale. Con il fantascientifico obiettivo, già annunciato lo scorso anno, di stabilire il primo insediamento umano su Marte entro il 2117. La strada è ancora lunga, soprattutto dopo l'incidente della capsula russa Soyuz, unica in attività dopo la fine del programma Space Shuttle americano, che molto probabilmente ritarderà l’invio dei primi due astronauti emiratini alla Stazione Spaziale Internazionale, previsto nell’aprile 2019. E secondo quanto ribadito in questi giorni anche dagli Stati Uniti, la prossima frontiera sembra essere davvero la conquista dello spazio: Trump ha fatto sapere che gli Stati Uniti potrebbero istituire già il prossimo anno la loro "forza armata spaziale" e una nuova ricerca pubblicata dalla rivista Nature Geoscience ha sottolineato come nei laghi salati del sottosuolo di Marte ci sarebbe acqua con abbastanza ossigeno da ospitare la vita.
Nel 2020 gli Emirati Arabi lanceranno quindi la loro sonda nell’orbita del pianeta rosso, prima missione di esplorazione spaziale condotta da uno stato arabo, in collaborazione con scienziati e accademici dell’Università del Colorado, con il compito di raccogliere dati sull’atmosfera di Marte. L’obiettivo del Paese, come ha spiegato il direttore generale dell'Agenzia spaziale emiratina, è quello di diventare un hub internazionale per la ricerca. Sempre nel 2020 Dubai ospiterà la ventiduesima edizione del Simposio dell’Accademia Internazionale degli Astronauti ed è notizia di questi giorni anche la firma di un accordo di collaborazione con la NASA, l'apertura di un ufficio dell'agenzia spaziale francese negli Emirati e il lancio di KhalifaSat, il primo satellite interamente costruito negli Emirati Arabi da un team di ingegneri emiratini. E tra riflessioni etiche e teologiche, con tanto di interpretazione del Corano per capire se la religione islamica permetta di spingersi verso l'infinito e l'ignoto, per ora ci si concentra sulla formazione delle generazioni future: è da poco partito un nuovo corso di laurea in Scienze Spaziali al Dipartimento di Fisica della United Arab Emirates University per creare il know-how necessario a realizzare e portare avanti le conoscenze e le missioni spaziali del Paese.
Da Dubai,
Elisabetta Norzi
Nel 2020 gli Emirati Arabi lanceranno quindi la loro sonda nell’orbita del pianeta rosso, prima missione di esplorazione spaziale condotta da uno stato arabo, in collaborazione con scienziati e accademici dell’Università del Colorado, con il compito di raccogliere dati sull’atmosfera di Marte. L’obiettivo del Paese, come ha spiegato il direttore generale dell'Agenzia spaziale emiratina, è quello di diventare un hub internazionale per la ricerca. Sempre nel 2020 Dubai ospiterà la ventiduesima edizione del Simposio dell’Accademia Internazionale degli Astronauti ed è notizia di questi giorni anche la firma di un accordo di collaborazione con la NASA, l'apertura di un ufficio dell'agenzia spaziale francese negli Emirati e il lancio di KhalifaSat, il primo satellite interamente costruito negli Emirati Arabi da un team di ingegneri emiratini. E tra riflessioni etiche e teologiche, con tanto di interpretazione del Corano per capire se la religione islamica permetta di spingersi verso l'infinito e l'ignoto, per ora ci si concentra sulla formazione delle generazioni future: è da poco partito un nuovo corso di laurea in Scienze Spaziali al Dipartimento di Fisica della United Arab Emirates University per creare il know-how necessario a realizzare e portare avanti le conoscenze e le missioni spaziali del Paese.
Da Dubai,
Elisabetta Norzi
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