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Emirati-Turchia: sale ancora la tensione

18 ott 2020
Emirati-Turchia: sale ancora la tensione
Emirati-Turchia: sale ancora la tensione

Non ha usato mezzi termini il Ministro di Stato per gli affari esteri emiratino Anwar Gargash: il Golfo non ha bisogno delle forze turche in Qatar né di nessun altro tentativo di colonialismo. Così sale ancora la tensione tra Ankara ed Abu Dhabi, dopo che il presidente turco Erdogan ha affermato che i suoi militari in Qatar hanno solamente la funzione di garantire la pace. "La presenza militare turca nel Golfo Arabo - ha twittato in risposta il Ministro emiratino - è un'emergenza e contribuisce alla polarizzazione negativa nella regione".

Il presidente Erdogan nei giorni scorsi ha incontrato a Doha l'emiro del Qatar, lo sceicco Tamim, dopo essere stato anche in Kuwait, ufficialmente per porgere le condoglianze alla famiglia reale, a seguito della morte dello sceicco Sabah al-Ahmad, che governava il Paese dal 2006. A differenza degli Emirati Arabi, dell'Arabia Saudita e del Bahrein, il Kuwait non è schierato apertamente con il blocco anti-Iran e si è posto finora come mediatore e paciere nei conflitti della zona.

E mentre gli Stati Uniti hanno chiesto alla Turchia di ritirare la nave da ricerca sismica Oruc Reis dalle acque contese del Mediterraneo orientale, definendo la mossa una provocazione, la politica estera turca sta facendo infuriare Abu Dhabi anche su altri fronti: in Iraq, in Siria, in Yemen, in Libia, dove i due Paesi si trovano su posizioni contrapposte.

Lo scontro tra Turchia ed Emirati si è acceso a partire dalla primavera araba del 2011: da una parte il sostegno turco all’Islam politico e ai Fratelli musulmani, dall'altra la posizione opposta, anti-islamista, di Abu Dhabi. Nel 2015, Ankara ha firmato un accordo cosiddetto "di sicurezza" con Doha e ha iniziato a inviare truppe nel Golfo dal giugno 2017, dopo che l'Arabia Saudita, gli Emirati e il Bahrein, oltre all'Egitto, hanno annunciato il boicottaggio del Qatar accusandolo di appoggiare l'Iran, di sostenere i Fratelli Musulmani e altri gruppi considerati terroristici.

Ma in gioco c'è molto di più: la Turchia sta di fatto ostacolando il progetto emiratino che con la sua Dubai Ports World, società multinazionale di logistica specializzata in servizi marittimi, sta prendendo il controllo di un numero sempre maggiore di porti, sulla linea della Nuova via della seta cinese: dal Golfo, passando per l'Africa, fino al Mediterraneo.


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