Un tenue spiraglio di luce, per l'umanità dolente di Gaza. Per i tanti civili estranei al massacro del 7 ottobre, ma investiti – per un mese e mezzo - dalla potenza di fuoco dello Stato Ebraico: determinato ad eradicare Hamas dalla Striscia. Ora 4 giorni di cessate il fuoco, sulla carta. Tregua fragile quella mediata dal Qatar, insieme a Stati Uniti ed Egitto; ma che al momento sembra tenere. In giornata prima la consegna, alla Croce Rossa, di 13 ostaggi israeliani; poi la notizia del rilascio di 39 detenuti palestinesi. In entrambi i casi donne e bambini: questi, del resto, i termini dell'accordo.
Liberati anche 12 lavoratori thailandesi, che si trovavano nell'exclave. Nelle stesse ore camion carichi di aiuti umanitari oltrepassavano il valico di Rafah, diretti verso il nord di Gaza: devastato dai combattimenti. Riferita l'uccisione di due palestinesi, che nonostante gli avvertimenti di Tsahal, si stavano dirigendo proprio in quell'area. Ma ciò a quanto pare non ha pregiudicato l'accordo; rivendicato come una vittoria, dalla leadership politica di Hamas. Che sottolinea come Israele abbia fallito nell'intento di ottenere manu militari la liberazione degli ostaggi; e che le condizioni della tregua siano quelle stabilite dalle fazioni armate. I vertici israeliani – dal canto loro – evocano altri due mesi di guerra. E un certo nervosismo sembrerebbe emergere dalla dura presa di posizione di Netanyahu contro i Premier di Spagna e Belgio: oggi a Rafah, per una conferenza stampa.
“Non hanno attribuito la piena responsabilità dei crimini contro l'umanità compiuti da Hamas”, ha tuonato il leader israeliano. In questa prima fase è prevista complessivamente la liberazione di 50 ostaggi in cambio di 150 detenuti. Ma l'obiettivo finale – prima della ripresa delle ostilità - è raddoppiare questi numeri; estendendo eventualmente i giorni di tregua. Sempre che la situazione non precipiti. Segnali inquietanti dalla Cisgiordania, dove non cessano i tumulti; registrata oggi l'uccisione di un palestinese, nel corso di scontri con l'Esercito in un campo profughi presso Gerico. A perenne rischio escalation, infine, il fronte nord con il Libano. Hezbollah ha assicurato oggi di volere adeguarsi alla tregua, a condizione non vi siano attacchi da parte di Israele.