Parole nette, quelle dell'Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi: “la carneficina deve semplicemente finire”. La realtà però è un'altra; perché alzare il livello dello scontro - costringere Tsahal ad una lotta senza quartiere tra le rovine di Gaza City – pare fosse proprio l'obiettivo non dichiarato di Hamas, quando diede il via alla mattanza del 7 ottobre. E pure per Israele, non è certo il tempo per un cessate il fuoco: che equivarrebbe ad una resa, continua a ripetere Netanyahu. Semmai pause umanitarie di 4 ore, per consentire il deflusso di civili dall'area dove infuriano i combattimenti. Nebbia di guerra sull'evoluzione delle operazioni.
L'Esercito israeliano ha parlato dell'uccisione – la scorsa notte, a Jabalya – di due operativi di alto profilo di Hamas, e del capo dell'Unità dei cecchini della Brigata nord. Scontri ravvicinati segnalati in queste ore intorno all'ospedale al-Shifa – il principale della Striscia -, con la presenza di forze speciali israeliane e blindati in avvicinamento; si ritiene infatti si nasconda proprio in quest'area, nel sottosuolo, il leader di Hamas: Yahya Sinwar. Un raid aereo avrebbe danneggiato alcuni reparti del nosocomio, provocando la morte di almeno 13 persone.
Senza compromessi la resa dei conti. Chiusi i servizi chiave dell'ospedale al-Quds, per mancanza di carburante. “Resta ancora molto da fare” per proteggere i civili palestinesi, ha ammesso il Segretario di Stato americano Blinken; a vuoto fino ad ora la sua ricerca di una sintesi fra volontà di de-escalation e sostegno ad Israele. In questo quadro di violenze crescenti, suonano come totalmente velleitarie le dichiarazioni di Abu Mazen: circa un impegno dell'ANP ad assumere responsabilità su Gaza, nel quadro di una “soluzione politica” complessiva.
Si rischia piuttosto un allargamento del conflitto, visti i raid israeliani in Siria su obiettivi di proxy iraniani. Il Ministro degli Esteri di Teheran ha definito “inevitabile” l'espansione della “portata della guerra”. Segnali inquietanti anche da Hezbollah, che ha richiamato in Libano – dal teatro siriano - circa 1.500 combattenti. Questa sera riunione del Consiglio di Sicurezza Onu sul Medio Oriente. In mattinata sono invece tornate a risuonare le sirene di allarme a Tel Aviv, dopo il lancio di una salva di razzi da Gaza.