Era sul punto di piangere, Rami Malek, quando ha dedicato il suo personale Globo d'Oro a Freddy Mercury. “Bohemian Rapsody”, campione di incassi – ma che non aveva convinto la critica – è anche il miglior film nella categoria dramma. Sino a poche ore prima era dato per vincitore sicuro “A star is born”, di Bradley Cooper e Lady Gaga. Ma le delusioni, per la popstar newyorkese, non erano finite; secondo i bookmakers era la super-favorita nella categoria miglior attrice drammatica. Sul palco, a ricevere il premio, è salita invece l'eterna Glenn Close, per la sua interpretazione in “The Wife”. Lady Gaga si è dovuta così accontentare del premio alla miglior canzone. Colpi di scena che hanno stravolto quella che gli appassionati di cinema avrebbero altrimenti ricordato come la cerimonia di premiazione più prevedibile di sempre; e che potrebbero rimettere in discussione la corsa agli Oscar. A fare incetta di premi è stato allora “Green Book”: il film che racconta l'amicizia tra un musicista di colore, ed il suo autista bianco, negli Stati Uniti degli Anni '60. Quest'anno è stato infatti quello dell'inclusione razziale, il tema più sentito della cerimonia. Un messaggio al convitato di pietra della serata: il Presidente Trump, che ha comunque sempre fatto dell'ostilità delle star un punto di forza. Delusione, poi, per “Vice”. La commedia – sulla vita di Dick Cheney - aveva ottenuto ben 6 candidature. Ma l'unico Globe è andato al protagonista Christian Bale, che ha ringraziato addirittura Satana, per averlo ispirato nei panni dell'ex vice-presidente americano. Grande soddisfazione per Alfonso Cuaron: il suo “Roma” ha conquistato i riconoscimenti per il film straniero e la regia. Senza grosse sorprese – infine - i premi televisivi. Migliore serie drammatica “The Americans”, giunta all'ultima stagione. “Il Metodo Kominsky” si è imposto invece nelle serie brillanti; con la “vecchia roccia” Michael Douglas ad aggiudicarsi il premio come migliore attore in questa categoria.
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