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Gran Bretagna: tra poche ore il Parlamento sospenderà i lavori fino al 14 ottobre

E' la controversa “prorogation” ottenuta nei giorni scorsi da Boris Johnson, che continua a puntare – nonostante tutto – ad un'uscita dall'UE entro il 31 ottobre.

9 set 2019
Boris JohnsonBoris Johnson
Boris Johnson

“Voglio trovare un accordo; voglio ottenere un accordo”, ha dichiarato oggi a Dublino Boris Johnson, incontrando il collega irlandese Leo Varadkar. Il Premier britannico vuole tuttavia mantenere la promessa chiave del suo mandato: uscire dall'Unione Europea il 31 ottobre, costi quel che costi. Una fetta importante dell'elettorato, del resto, sarebbe su questa linea; un sondaggio YouGov accredita ai Conservatori un potenziale 35% dei consensi e 14 punti di vantaggio sul Labour di Corbyn. Di oggi, inoltre, la notizia di possibili accordi di desistenza con il Brexit Party di Nigel Farage, in vista di future elezioni politiche anticipate. Ma quando si terranno non è dato saperlo. L'intenzione di Johnson - dopo l'approvazione in Parlamento della cosiddetta legge anti-no deal, firmata in queste ore dalla Regina – era andare alle urne il 15 ottobre; le opposizioni, però, avevano fatto mancare il quorum dei due terzi, ad una prima mozione. Un nuovo voto è atteso in giornata; ma l'esito – con ogni probabilità – sarà lo stesso; visto che gli avversari del Premier non intendono cambiare strategia. L'idea sarebbe quella di costringere il leader dei Conservatori ad umiliarsi - chiedendo a Bruxelles l'ennesima proroga della Brexit –, prima di dare il via libera ad elezioni anticipate. Nel frattempo i Tory continuano a perdere pezzi; dopo la rottura dell'ormai ex ministro Amber Rudd, è stato lo speaker della Camera dei Comuni, John Bercow – oggi -, ad annunciare l'intenzione di dimettersi, in polemica con il Premier, e la sua controversa “prorogation”. In serata, infatti, il Parlamento sospenderà i lavori per oltre un mese. L'ultima “finestra” utile per un accordo con l'UE, invece, sarà in occasione del Consiglio Europeo del 17-18 ottobre. L'ostacolo principale resta lo spinoso dossier del backstop. Johnson ritiene vi siano alternative possibili, “grazie alle nuove tecnologie”. Varadkar, dal canto suo, ha aperto alla possibilità di far valere la contestata clausola sul confine aperto per la sola Irlanda del Nord. Ipotesi che, però, vede la perentoria contrarietà degli unionisti del DUP, alleati dei Conservatori a Westminster.


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