L'incubo finisce per due anziane cittadine israeliane, ostaggi di Hamas dal 7 ottobre e liberate ieri sera. “Ho attraversato l'inferno – racconta una delle due –, non avremmo mai pensato che sarebbe successo”. L'operazione è stata compiuta per “ragioni umanitarie”, fa sapere il gruppo terroristico, grazie alla mediazione di Egitto e Qatar.
“Un giorno di lutto” invece per l'Italia, dice il ministro degli Esteri Tajani, che annuncia la morte anche del terzo disperso italo-israeliano, il 29enne Nir Forti. Mentre le trattative per la liberazione di altri 50 ostaggi si bloccano: Hamas chiede in cambio la fornitura di benzina e Israele si oppone.
A Tel Aviv intanto arriva Macron che, incontrando il presidente Herzog, chiede l'immediata scarcerazione delle persone sequestrate. Faccia a faccia anche con il premier Netanyahu: “Voglio proporre ai nostri partner della coalizione anti-Isis in Iraq e Siria – afferma il presidente francese – di combattere anche contro Hamas e i gruppi terroristici che ci minacciano tutti”. In programma anche un colloquio con il presidente palestinese Abu Mazen a Ramallah.
Proseguono i raid israeliani, che nella notte avrebbero provocato almeno 140 vittime. Bombardato in mattinata il mercato di Nusseirat a sud della Striscia, con un numero elevato di morti e feriti, riferiscono i testimoni sul posto. Il bilancio a Gaza supera le 5300 vittime; 18mila i feriti. La mano tesa degli aiuti umanitari dà ossigeno ai civili, con un terzo convoglio già arrivato e altri 20 camion in viaggio verso la Striscia. Secondo una stima delle Nazioni Unite sono circa un milione e 400mila gli sfollati interni, metà della popolazione di Gaza. Incessante il lavoro della diplomazia, anche se con qualche intoppo: i ministri degli Esteri Ue non raggiungono l'unanimità per chiedere una pausa umanitaria, ma esprimono un consenso di base sul punto. Mentre la Spagna spinge per una conferenza internazionale di pace e la creazione di uno Stato Palestinese.