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Idlib: prove di dialogo fra Ankara e Mosca, dopo la battaglia di Naryab

Ieri una telefonata fra Erdogan e Putin

22 feb 2020
Idlib: prove di dialogo fra Ankara e Mosca, dopo la battaglia di Naryab
Idlib: prove di dialogo fra Ankara e Mosca, dopo la battaglia di Naryab

Poteva essere il punto di non ritorno. Giovedì, a Naryab – cittadina in mano ai Governativi, ad una manciata di chilometri da Idlib – le forze armate di Ankara, e quelle di Mosca, sarebbero venute a contatto, nel corso di una controffensiva jihadista poi respinta dalle truppe di Damasco. A supportare l'avanzata inizialmente vittoriosa di Tahrir al-Sham – ovvero al Qaeda in Siria – vi sarebbe stato infatti, secondo alcune fonti, l'esercito turco; che avrebbe fornito alle milizie islamiste blindati, e fuoco di sbarramento con artiglierie semoventi. Copione già visto, di questi tempi. Il fatto è che – durante le fasi concitate della battaglia – è stato lanciato un missile antiaereo contro un Sukhoi russo. Il velivolo ha evitato la minaccia; ma nei bombardamenti di risposta, sull'area di Sarmin, sarebbero rimasti uccisi – fra gli altri - almeno 2 soldati turchi. Dopo i roboanti annunci di Erdogan, si temeva a quel punto una escalation dalle conseguenze imprevedibili. Ma Ankara avrebbe attribuito a Damasco, l'attacco aereo; aprendo così la strada alla diplomazia. Ieri una telefonata fra il Presidente turco, e Vladimir Putin. Se teoricamente l'impegno è quello di rispettare “tutti gli accordi” sulla Siria, e giungere ad un cessate il fuoco, in realtà le posizioni restano distanti. La Russia insiste sulla neutralizzazione dei gruppi terroristici, ed il rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale della Siria; ma la Turchia non sembra voler rinunciare alla propria presenza nell'area di Idlib. Giustificata, sostiene Erdogan, anche dalla necessità di fermare la “crisi umanitaria”. Ma il Cremlino denuncia come propaganda gli allarmi sull'ondata di profughi, accusando invece le milizie, sostenute da Ankara, di usare “i residenti locali come scudi umani” e invitando la Turchia a permetterne “il passaggio volontario e sicuro verso le aree sotto il controllo del governo siriano”.


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