Manifestazioni pro-Palestina oceaniche, dopo il venerdì di preghiera, nello Yemen; da dove gli houthi continuano a tenere sotto scacco una delle vie marittime più importanti a livello globale - quella verso il Canale di Suez -, e si dichiarano pronti a combattere gli Stati Uniti. Insofferenza crescente verso l'Egemone, e i suoi alleati, anche in Iraq; il Premier al-Soudani ha ribadito la propria “ferma” volontà di porre fine alla presenza della coalizione internazionale anti-jihad nel Paese. E ciò dopo l'attacco americano – nella Capitale – che aveva portato all'eliminazione di un leader di una fazione filo-iraniana.
Possibili prodromi di un imminente conflitto regionale su larga scala; perché è l'intera “mezzaluna sciita” - ormai – ad essere in ebollizione, dopo il micidiale uno-due di Beirut e Kerman. In occasione dei funerali delle 89 vittime delle esplosioni nei pressi della tomba del Generale Soleimani, la retorica infiammata di Raisi. Un dettaglio, a suo avviso, la rivendicazione della strage, da parte del redivivo stato islamico; ritenuto dal Presidente iraniano una creatura di Washington ed Israele. Segnalati già 11 arresti. Ma sulla rappresaglia nessuna tempistica; e prudenza – al netto dei toni apocalittici – sull'eventualità di un confronto diretto con lo Stato Ebraico. Più deciso, almeno in apparenza, il leader di Hezbollah; intervenuto per la seconda volta dopo lo strike attribuito ad Israele, nella capitale libanese, costato la vita al numero due di Hamas.
“Risponderemo al nemico”, ha ammonito; “il terreno di battaglia non può aspettare”. In un quadro così deteriorato la nuova missione mediorientale del Segretario di Stato americano Blinken. Prima tappa ad Ankara; mentre sale l'attesa per l'incontro con Netanyahu, nel corso del quale potrebbe ribadire la contrarietà di Washington a qualsiasi ipotesi di trasferimento forzato dei palestinesi da Gaza verso Paesi terzi per far posto a nuove colonie. Eventualità che pareva scongiurata dalla presentazione del cosiddetto “piano Gallant” per la futura gestione della Striscia; “dobbiamo incoraggiarli a lasciare questo posto”, ha invece dichiarato successivamente il ministro per la tradizione Eliahu, non nuovo a prese di posizione estreme.
Stando all'UNICEF nell'exclave oltre un milione e 100.000 bambini sono minacciati dall'intensificarsi del conflitto, dalla malnutrizione, dalle malattie. Mentre continua a stringersi la morsa di Tsahal contro i gruppi armati; con azioni senza compromessi. Il portavoce delle forze armate israeliane ha parlato di oltre 100 “obiettivi terroristici” colpiti ieri. Epicentro degli scontri Khan Younis; ma cellule di Hamas sarebbero ancora attive nel nord, a Gaza City, con azioni di guerriglia. Segnalato anche il lancio due razzi su Sderot. Danni ad un edificio, ma nessuna vittima; già sfollata, del resto, gran parte della popolazione.