“Per la prima volta da decenni stiamo combattendo nel cuore di Gaza City”. Questo il quadro del conflitto in Medio Oriente a un mese dal suo inizio, fornito da un comandante delle forze israeliane. “Una guerra complessa – ha aggiunto – che sfortunatamente ha i suoi costi”. Un conflitto che minaccia sempre più di allargarsi: l'agenzia di notizie libanese segnala aerei da guerra israeliani sui cieli di Beirut. Mentre all'orizzonte non si vede la fine e nemmeno una tregua. Il premier Netanyahu respinge ancora una volta la richiesta di cessate il fuoco finché non verranno liberati gli ostaggi. I palestinesi morti in questo mese sono oltre 10mila, di cui 4mila minori, secondo Hamas. Cifra irrealistica per Tel Aviv. “Vogliamo che il popolo palestinese sia fuori da questa guerra – commenta il ministro degli Esteri Tajani – e naturalmente Hamas non deve far parte dalla Palestina”. A un mese esatto dall'attacco del 7 ottobre lo Stato ebraico osserva un minuto di silenzio: il pensiero va ai 240 ostaggi e alle circa 1300 vittime israeliane dall'inizio della guerra. Gli scontri intanto proseguono senza sosta. Mentre arriva l'allarme dell'Oms: oltre 160 operatori sanitari sono morti in servizio a Gaza. La situazione dei civili rimane drammatica nell'exclave e l'Ue invia altri due aerei di aiuti umanitari, valutando un corridoio marittimo verso la Striscia. A San Marino intanto prosegue il dibattito sulla guerra in Medio Oriente: “Il silenzio proveniente da Palazzo Begni è assordante – attacca Rete –. Dov'è la condanna dei crimini di guerra commessi da Israele? Ci auguriamo che il governo abbia il coraggio di leggere gli avvenimenti internazionali – continua – attraverso le lenti della solidarietà e della tutela dei diritti umani, e non con quelle dell'opportunismo”.