Nonostante il ritmo di vaccinazione proceda speditamente, il governo israeliano ha deciso di chiudere completamente per sei giorni l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. La chiusura delle frontiere è dovuta anche al fatto che 180 persone sono state contagiate da un singolo passeggero in un volo proveniente da Dubai. Il 40 % dei nuovi casi è dovuto alla variante britannica, risultata il 30% più mortale del ceppo originale del virus. Tale mutazione, come anche quella brasiliana, risulta quasi immune al vaccino e vanificherebbe i risultati conseguiti finora.
Sul versante politico è da segnalare l’incontro previsto a Washington fra il neo Presidente americano Biden e Yossi Cohen, capo del Mossad, i servizi segreti israeliani. Il colloquio è stato organizzato per discutere delle aperture che il Presidente Biden intende avviare nei confronti di Teheran. Il premier israeliano Netanyahu vuole evitare di non essere informato delle decisioni americane sull’Iran, come accadeva con il Presidente Obama. Avendo però bruciato le relazioni con Obama e il suo vice Biden per il rapporto speciale con Trump, Netanyahu ha bisogno di un tramite per dialogare con la nuova amministrazione.
Innanzitutto perché vuole continuare ad avere mano libera nel distruggere i depositi iraniani in Siria, dove sono immagazzinati i componenti per i missili telecomandati che l'Iran invia a Hezbollah in Libano. E poi per procurarsi i bombardieri e il via libera per colpire le centrali nucleari sotterranee iraniane, qualora Teheran superasse la soglia di arricchimento dell’uranio in modo da ottenere la bomba atomica. Netanyahu non si fa illusioni, data l’intenzione di Biden di sciogliere a tutti i costi le tensioni con l’Iran, ma deve provare a far comprendere al Presidente che una minaccia rimandata è solo più pericolosa. E che se gli Stati Uniti torneranno al vecchio e inutile accordo nucleare con Teheran, Israele non avrà altra scelta che agire, anche da solo.
Massimo Caviglia