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Israele: Teheran calcola come colpire gli israeliani che viaggiano nel Golfo Persico come vendetta per la morte del padre dell’atomica iraniana

14 dic 2020

Dopo gli Emirati Arabi, il Bahrein, il Sudan e l’annuncio del re marocchino Mohammed VI dell’avvio di relazioni diplomatiche con Israele (in cambio del riconoscimento da parte di Washington della sovranità del Marocco sul Sahara occidentale), in questo fine settimana anche il regno asiatico del Bhutan ha confermato la normalizzazione dei rapporti con lo Stato ebraico, ed entro la fine dell’anno sono previste le adesioni dell’Oman e dell’Indonesia. Donald Trump sta cercando di portare più Paesi arabi e musulmani possibile negli Accordi di Abramo, prima di abbandonare l'incarico il 20 gennaio, forse nella speranza di lasciare un segno nella Storia o di tornare Presidente tra quattro anni.

E mentre anche il premier Netanyahu accoglie questi accordi come un successo personale, nella politica israeliana, in vista delle prossime elezioni, emerge la figura di Gideon Saar, fuoriuscito dal Likud per fondare un suo partito. Ma a destra molti puntano soprattutto sul capo del Mossad, Yossi Cohen, vero artefice degli Accordi di Abramo con i Paesi arabi. Accordi che però hanno un effetto indesiderato: l'Iran sta tenendo d’occhio le migliaia di israeliani che ormai viaggiano per turismo nel Golfo Persico, valutando come colpirli per vendicare la morte dello scienziato padre del programma atomico iraniano. E basterebbe un solo attentato o un rapimento per compromettere il processo di normalizzazione con i Paesi arabi. 


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