Washington - Da giovedì, quando si è diffusa la notizia dell'aggravamento delle condizioni di salute della regina Elisabetta e poi quella della sua morte, l'America ha scoperto un'improvvisa e inaspettata passione per la monarchia britannica. Il Paese, nato quasi due secoli e mezzo fa proprio da una rivoluzione contro il dominio inglese, ha sintonizzato tutte le sue antenne mediatiche ed emotive su quanto stava accadendo al di là dell'Atlantico. I principali canali all news, a partire dalla Cnn, hanno stravolto la loro programmazione, dedicando incessanti dirette alla scomparsa dell'anziana sovrana, alle reazioni nel Regno Unito e nel mondo. Lo stesso hanno fatto i siti dei principali quotidiani statunitensi, dal New York Times, al Washington Post, al Wall Street Journal.
Il presidente Joe Biden, dopo avere diffuso insieme alla first lady Jill un lungo comunicato di cordoglio per la scomparsa della regina, ha ordinato le bandiere a mezz'asta sulla Casa Bianca e su tutti gli edifici pubblici e le installazioni militari, negli Stati Uniti e all'estero. E sempre nella serata di giovedì, Biden si è poi recato all'ambasciata britannica qui a Washington per rendere omaggio alla sovrana e firmare il libro delle condoglianze. Messaggi di cordoglio sono arrivati anche dagli ex presidenti, come Barack Obama e lo stesso Donald Trump. I media statunitensi hanno poi continuato e continuano ancora oggi a ricordare la figura della sovrana, i suoi 70 di regno, i suoi incontri con ben 13 presidenti americani, praticamente tutti a partire da Eisenhower, con l'unica eccezione di Lyndon Johnson, contrariato per il mancato sostegno britannico alla Guerra in Vietnam.
E poi, ancora, grande attenzione al primo discorso alla nazione di re Carlo III, con lunghi collegamenti e corrispondenze da Londra. Lo stesso presidente Biden ha confermato che sarà presente a Londra per i funerali di Elisabetta. E' possibile che per l'occasione sarà accompagnato da una delegazione di alto livello comprendente alcuni ex presidenti, come già avvenuto in passato in occasione della scomparsa di Giovanni Paolo II e Nelson Mandela. Nella continua sottolineatura dei legami tra le due sponde dell'Atlantico, nessuno ha ancora ricordato che uno dei primi inni ufficiali della nuova nazione americana, tra la fine del '700 e i primi dell'800, fu proprio God Save the King. Esattamente la stessa melodia, chiaramente accompagnata da un altro testo.
Da Washington, il corrispondente LA PRESSE Marco Liconti