Nell'attuale loop di violenze l'appello accorato del Vaticano, che sottolinea come le guerre siano comunque una sconfitta. Domani la giornata di preghiera e digiuno per la Pace, cui la Chiesa di Terra Santa ha invitato i credenti. Con l'esempio del Cardinale Pizzaballa, un amico di San Marino. Il Patriarca latino di Gerusalemme si è offerto in prima persona per uno scambio, affinché siano liberati i bambini nelle mani delle milizie. Per il resto si rincorrono indiscrezioni non confermate. Teheran riferisce della disponibilità di Hamas al rilascio di tutti gli ostaggi, circa 200, in cambio di uno stop agli attacchi su Gaza.
Per chi comanda nella Striscia tutto ciò avrebbe una logica; essendo già stati realizzati – con la brutale offensiva del 7 ottobre - 3 obiettivi strategici. Sabotare la normalizzazione dei rapporti tra Riad ed Israele; riportare al centro del dibattito la questione palestinese; e non ultimo mostrare al Mondo un'inedita vulnerabilità dello Stato Ebraico. Troppo profonda, però, la ferita, per un qualsiasi appeasement. Trionferemo – ha tuonato Netanyahu - “ne va della nostra stessa esistenza”. Pare dunque inevitabile la resa dei conti nel caos urbano di Gaza. E ciò al netto dei moniti della Potenza alleata.
Definita un “grosso errore”, da Biden, un'eventuale occupazione dell'enclave. Non un dettaglio la seconda visita in Israele di Blinken, nell'arco di pochi giorni; così come l'estrema prudenza sulle ipotesi di un coinvolgimento iraniano. Palese il timore di un'evoluzione incontrollata del conflitto; e di riflessi sul fronte interno. Orrore, nei pressi di Chicago, per l'omicidio di un bimbo musulmano di 6 anni. E ciò dopo manifestazioni contrapposte – come quella di New York - tra filo palestinesi e pro Israele, in un clima spesso teso. Benzina sul fuoco, la situazione umanitaria a Gaza; definita “insostenibile” dall'ONU.
Le vittime – stando ad un recente bilancio – sarebbero 2.750. Strutture sanitarie ritenute prossime al collasso; pesa anche il massiccio esodo in corso verso sud. Si era parlato dell'apertura del valico con l'Egitto, anche per fare affluire aiuti essenziali; senza i quali – avverte l'OMS – si rischia “una catastrofe”. Ma ancora nulla; piuttosto report, dalla Striscia, di un nuovo raid israeliano sul passaggio. Dall'altra parte continua il barrage di razzi sullo Stato Ebraico; è come se le milizie intendessero forzare Tsahal ad una invasione d'impeto. E ciò mentre cresce l'assertività di Hezbollah, al confine israelo-libanese. Sempre più frequenti gli scontri a fuoco, con vittime da una parte e dall'altra. Piena escalation, insomma. Invoca un “cessate il fuoco immediato” il Cremlino; colloqui telefonici di Putin con alcuni leader politici della Regione.