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Nuove aperture di Mosca a soluzione negoziale. “La guerra va avanti”, risponde Kiev

Oggi l'incontro tra Antony Blinken e Dmytro Kuleba a Phnom Penh, in occasione del vertice ASEAN

12 nov 2022

Esultanza, ieri, a Kherson, all'arrivo delle forze speciali. In piazza chi aveva scelto di non andarsene, evitando qualsiasi tipo di collaborazione con gli occupanti. Se in città si fosse effettivamente combattuto i rischi, per i civili rimasti, sarebbero stati enormi. Ma la scelta è sempre stata chiara, per queste persone; così come per buona parte dell'opinione pubblica ucraina, refrattaria – ormai - a qualunque tipo di compromesso con Mosca. Certo, spaventa la prospettiva di un inverno al gelo: la campagna russa di demolizione delle infrastrutture energetiche comunque produrrà effetti; ma i successi militari di questo autunno sembrano cancellare tutto, e all'apparenza non lasciano alternative ai decisori di Kiev; se non quella di andare avanti. Nonostante i segnali più o meno velati provenienti da oltreoceano. Per il Pentagono è giunto il momento di trattare, anche perché potrebbe avvicinarsi il momento di un confronto duro con la Cina – vero rivale strategico dell'America -, e le risorse non sono infinite. Ma l'establishment statunitense non è un monolite. Non mancano i falchi – che auspicano un annichilimento della Russia -; mentre il Presidente Biden, pur non essendo contrario, in questa fase, ad un dialogo con il Cremlino, vuole evitare sia percepita una sua influenza diretta su Kiev. Questa l'analisi di alcuni commentatori; al netto delle dichiarazioni dei leader a favore di telecamera.

Mosca dal canto suo ribadisce ogni giorno di essere aperta a un negoziato. Ma il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba, oggi, è stato chiaro: la “guerra continua, la lotta per la liberazione del Paese andrà avanti”, ha dichiarato a margine del vertice ASEAN in Cambogia. Ma il sostegno americano è determinante; sono stati gli Himars il “game changer” a Kherson, consentendo alle forze di Kiev di devastare le linee di approvvigionamento russe, ed isolare la testa di ponte. In caso di rallentamento delle forniture militari il quadro sarebbe probabilmente destinato a cambiare, specie in questo frangente: con il fronte sud ormai stabilizzato, dopo il trasferimento delle truppe di Mosca sulla sponda orientale del Dnipro, e il continuo arrivo in prima linea di decine di migliaia di riservisti mobilitati. Segnalate anche continue pressioni su più direttrici nel Donbass, che nel corso dei mesi invernali potrebbe tornare ad essere l'epicentro del conflitto.





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