Nella tarda serata di venerdì un convoglio delle milizie irachene a nord di Baghdad è stato attaccato da raid aerei degli Stati Uniti che hanno provocato sette morti e tre feriti gravi: lo riporta l’agenzia di stampa Reuters sul proprio sito citando una fonte dell’esercito iracheno. Secondo quanto riferito dall’emittente iraniana Press Tv, nel corso dell’attacco sarebbe stato ucciso Shibl al Zaidi, leader delle Brigate Imam Ali, milizia che fa parte delle Unità di mobilitazione popolare, allineata con l’Iran. Con lui sarebbero stati uccisi suo fratello e cinque guardie del corpo. Fonti delle Unità di mobilitazione popolare però hanno smentito l’uccisione di un proprio leader e hanno invece affermato che l’attacco avrebbe colpito un convoglio medico composto da almeno due veicoli e le vittime sarebbero appunto sanitari e loro collaboratori.
L’attacco è avvenuto all’indomani dell’eliminazione del generale Qassem Soleimani. “Non abbiamo ucciso Soilemani per un cambio di regime o per iniziare la guerra. Ma siamo pronti a qualunque risposta sia necessaria”, ha detto Trump, sottolineando che il futuro dell'Iran appartiene “al popolo che vuole la pace, non ai terroristi”. Intanto, la guida suprema iraniana Khamenei avverte il presidente: “Prepara le bare”. Gli Usa hanno preallertato le loro truppe di stanza a Vicenza che potrebbero essere dispiegate in Libano a difesa dell'ambasciata Usa a Beirut. Si parla di almeno 3.500 soldati pronti a partire.
Una situazione potenzialmente esplosiva che espone a rischio anche i militari italiani schierati nelle aree in cui l'Iran potrebbe attuare la sua ritorsione e la Difesa innalza ovunque le misure di sicurezza dei contingenti, blindando le basi e limitando al minimo gli spostamenti. L'Italia ha attualmente 1.000 militari in Libano, 300 in Libia e addestratori in Iraq.