Il voto olandese scuote l’Europa. La vittoria a sorpresa del nazionalista Wilders, del partito per la libertà (PVV), appartenente alla stessa famiglia europea della Lega, di Rassemblement National di Marine Le Pen e dei tedeschi di Alternative für Deutschland, apre non pochi interrogativi. Già da domani si avvieranno le prime consultazioni e la partita ora per Wilders è ottenere i seggi sufficienti per governare. Una prima apertura è arrivata dai liberali del VVD, il partito del premier uscente Mark Rutte, la cui leader Dilan Yesilgoz non aveva escluso un’alleanza con il PVV ma senza Wilders premier.
Nonostante la forte discesa di consenso rispetto alla scorsa legislatura, i liberali porterebbero in dote 24 seggi. Se a questi si aggiungessero i 20 seggi dei popolari del Nuovo contratto sociale di Omtzigt, Wilders riuscirebbe ad avere i 76 seggi necessari per governare. Dovrà però rinunciare ai suoi slogan più estremi contro l’islamismo, ad esempio, e rimanere nel solco del diritto e dei valori democratici ma il principio ispiratore rimarrà “prima gli olandesi”.
L’alternativa è quella di un governo guidato dal leader della coalizione verde-socialista ed ex commissario europeo, Frans Timmermans, arrivato secondo nella competizione. Ipotesi che sembra più difficile, vista la distanza su molti temi dalle altre forze. Bruxelles, intanto, ricorda che “i Paesi Bassi sono un membro fondatore dell'Unione europea e che “non è messa in discussione l'adesione all’Ue”. “Ovviamente - afferma il portavoce capo della Commissione europea - continuiamo a contare sulla forte partecipazione dei Paesi Bassi all'Unione europea".
Fabio Fantozzi
La Presse