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Presidenziali Argentina: torna il peronismo. Bocciate dagli elettori le politiche neoliberiste di Macri

In Germania, intanto, nuova clamorosa affermazione di Alternative fur Deutschland

28 ott 2019
@ansaFoto Ansa
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“Farò colazione con il vincitore, Alberto Fernandez”, ha dichiarato il Presidente di centrodestra uscente Mauricio Macri, a reti unificate, riconoscendo dunque la sconfitta; peraltro prevedibile, dopo il tracollo nelle primarie di agosto. “Si, se puede”, aveva ribadito in campagna elettorale, mutuando il celebre slogan di Obama. Ma gli argentini hanno guardato piuttosto ai fatti, e il bilancio della presidenza Macri – e le sue politiche di austerità e privatizzazioni, sollecitate dal Fondo Monetario – è impietoso. Tasso di povertà salito al 35%, recessione, aumento vertiginoso della disoccupazione, ed un'inflazione al 55%, che ha strozzato i salari e portato ad una costante svalutazione del peso. Il tutto – peraltro - in un Paese dalle enormi ricchezze naturali. Da qui il ritorno del peronismo di sinistra, e la sua promessa di una società solidale, egualitaria, e con un settore pubblico protagonista, nei processi di sviluppo. Fernandez – che avrà come vice la ex presidente Cristina Kirchner – ha ottenuto il 48% dei consensi, contro il 40% di Macri. Nessun ballottaggio, dunque. Una vittoria dagli importanti risvolti geopolitici per l'intero Sud America: dove il modello neo-liberista – che si era affermato in questi ultimi anni – appare ora in forte crisi, come dimostrano anche le imponenti manifestazioni in Cile. Tutto ciò mentre in Germania, si è assistito ad un nuovo clamoroso exploit – nell'est del Paese - di Alternative fur Deutschland. Nelle elezioni regionali in Turingia, infatti, la formazione di destra radicale, identitaria, ed euroscettica ha raddoppiato i consensi volando al 24%. Primo partito, con il 29,5%, è comunque la Linke: tradizionalmente forte nella ex DDR, con posizioni keynesiane in economia. La Cdu della cancelliera Merkel ha invece registrato il peggior risultato di sempre nel Land con poco più del 22% delle preferenze. In caduta libera, infine, la SPD.


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