Visto quanto sta accadendo non è da escludersi uno scenario come quello del 2000, quando la sfida tra Bush junior e Gore si risolse davanti alla Corte Suprema il 12 dicembre. Con una differenza: questa volta la società statunitense è caratterizzata da una fortissima polarizzazione. Il rischio, insomma, è che la situazione sulle strade degeneri, qualora il Presidente in carica – che ha evocato massicci brogli - proceda con la guerriglia legale annunciata: a suon di ri-conteggi, contestazioni e ricorsi negli Stati chiave. Si segnalano già disordini in varie città, con manifestanti armati e centinaia di arresti.
Durissima l'OSCE, contro Donald Trump; il direttore della missione di sorveglianza elettorale ha parlato di “palese abuso di potere”. Oggi la pubblicazione di un lungo report, nel quale si riconosce come la tornata sia stata “competitiva e ben gestita”. Lo conferma anche Paolo Rondelli, che insieme a Michele Muratori ha contribuito al monitoraggio delle elezioni, a San Diego. Nel frattempo lo scrutinio prosegue a rilento. Ma Joe Biden è davvero a un passo dalla soglia dei 270 grandi elettori. Teoricamente gli basterebbe vincere il Nevada – dove è in testa di poche migliaia di voti -, senza dover attendere il conteggio finale in Georgia, North Carolina e Pennsylvania: qui invece è Trump a guidare, ma il margine si sta progressivamente assottigliando, con l'arrivo dei voti per posta. Vi è poi l'incognita Arizona, inizialmente attribuita – dalla stessa Fox News - al candidato democratico; in realtà i giochi non sarebbero ancora chiusi. Occorrerà attendere ancora, insomma. Di certo – nonostante le dure accuse al Presidente per la gestione della pandemia - non vi è stata quella vittoria a valanga dell'ex vice di Obama, da molti preannunciata alla vigilia; probabile, infatti, che i Repubblicani mantengano il controllo del Senato.
Nel servizio l'intervista Skype a Paolo Rondelli - delegazione consiliare Assemblea Parlamentare OSCE.