Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha definito l'appuntamento iniziato oggi il “D-Day” dell'UE, perché sia chiara l'importanza della posta in palio. Sul tavolo di primi ministri e capi di governo, infatti, il negoziato sul Recovery Fund, studiato dalla Commissione, ed il lancio del Next Generation Eu. In ballo, insomma, la ripresa post-covid dell'intero Continente; con un pacchetto di 750 miliardi tra trasferimenti a fondo perduto e prestiti. “La linea rossa italiana – ha dichiarato il Premier Conte all'arrivo a Bruxelles - è che la risposta sia adeguata ed effettiva, cioè concretamente perseguibile”.
Ma le visioni su un possibile accordo sui fondi dell'Unione sono contrastanti. “Una soluzione è possibile – ha affermato la presidente della Commissione von der Leyen - “ed è quello che si aspettano i nostri cittadini”. Più cauto il presidente del Consiglio Michel, che vede l'intesa di “difficile” raggiungimento, seppure alla portata. La Cancelliera Angela Merkel – dal canto suo – ha sottolineato come le divergenze siano ancora “molto grandi”, e sia necessario “lavorare sodo”. Resta tuttavia la frattura tra Stati del Sud, e i cosiddetti Paesi frugali del Nord Europa; che non solo hanno chiesto un ridimensionamento degli aiuti da stanziare, ma ritengono anche che l'accesso a sussidi o prestiti sia condizionato dall'impegno a compiere una serie di riforme strutturali.