Si sta trasformando in una guerra di logoramento quella in corso a Bakhmut. Nonostante l'area non abbia un particolare valore strategico, il luogo ormai ha assunto un forte valore simbolico per Mosca che vuole conquistarla ad ogni costo. Gli uomini di Kiev, ormai stremati, provano a resistere.
Fa marcia indietro anche il comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny dopo aver sollecitato più volte la possibilità di lasciare l'area. L'operazione difensiva proseguirà, la decisione è arrivata dopo la riunione con il presidente Zelensky che non ha mai avuto intenzione di lasciare la città in mano al Cremlino. Dall'altro fronte problemi anche per Mosca. Il capo del gruppo paramilitare di Wagner lamenta la mancanza di munizioni e accusa il Cremlino di tradimento: “Se ci ritiriamo da Bakhmut – avvertono - l'intero fronte crollerà”.
E proprio per la scarsità di munizioni aumentano i “combattimenti ravvicinati”. Ai riservisti russi mobilitati, rende noto il ministero della Difesa britannico, viene imposto di assalire le postazioni ucraine "armati solo con fucili e pale". Russi che però hanno utilizzato, per la prima volta dallo scoppio del conflitto, una nuova bomba da 1,5 tonnellate. A confermarlo proprio Kiev che torna a chiedere i caccia all'occidente. Intanto il cancelliere tedesco Olaf Scholz avverte: “Ci saranno conseguenze se la Cina invia armi alla Russia”.